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Albania: la memoria trovata

di Guido Votano

  • 29.01.2018, 10:00
Enver Hoxha

Enver Hoxha nel 1967

  • Keystone

LASER
Lunedì 29 gennaio 2018 alle 09:00
Replica alle 22:35

Più di un quarto di secolo dopo la fine della dittatura comunista albanese, i luoghi simbolo di quel regime stanno diventando luoghi della memoria aperti al pubblico. Un processo iniziato con i due Bunk'Art, giganteschi tunnel antiatomici fatti costruire per difendere i vertici del regime da ipotetici attacchi chimici o nucleari che oggi sono diventati mostre permanenti sulla storia del paese e sugli orrori della dittatura di Enver Hoxha. Poi, nel 2017, è stata inaugurata la Casa delle Foglie, l’ex sede operativa della Sigurimi, la polizia segreta del regime. Da qui, attraverso chilometri di cavi sotterranei, venivano intercettate e registrate le conversazioni nelle ambasciate e negli alberghi per stranieri, con chilometri di nastri magnetici venivano raccolte le “vite degli altri” di un intero paese passato al setaccio dagli spioni di Stato nella loro paranoica caccia al nemico interno. Oggi la Casa delle Foglie è diventata un museo della sorveglianza, nel quale registratori, teleobiettivi e microspie vengono mostrati ad un pubblico fatto da giovani albanesi che del regime comunista hanno solo sentito parlare, e anche dai sempre più numerosi turisti internazionali che scelgono Tirana come meta. Ma non è solo un'attrazione per appassionati di spionaggio o amatori di elettronica vintage. L'apertura al pubblico di questi luoghi è soprattutto il tentativo non facile di fare i conti con il proprio passato, in un paese dove in tanti hanno protestato nella convinzione che si trattasse di glorificazioni del regime, dove solo oggi si iniziano ad aprire con mille cautele gli archivi della polizia segreta e dove, a differenza degli altri paesi del blocco dell'est, non c'è mai stata una cesura netta tra comunismo e post-comunismo, e un vero processo di riconciliazione nazionale non è mai iniziato.

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