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Il Kashmir, una “splendida prigione”

di Emiliano Bos

  • 12 febbraio 2016, 10:00
Kashmir protesta desaparecidos
  • Keystone

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Venerdì 12 febbraio 2016 alle 09:00
Replica alle 22:35

Una terra magnifica, tra catene montuose e panorami straordinari. Una regione contesa tra India e Pakistan. Una presenza militare massiccia, oltre 700.000 soldati indiani lungo uno dei confini più presidiati dell’Asia. Il Kashmir è una “splendida prigione”, la definisce l’avvocato e attivista dei diritti umani Parvez Imroz. Ha raccolto le prove di circa 8.000 persone scomparse in fosse comuni.

Sono i desaparecidos del Kashmir. Uomini e ragazzi “missing”, scomparsi, per mano delle forze di sicurezza indiane. Come il figlio di Parveeena Ahangar, una donna coraggiosa e forte. Da 25 anni cerca di aiutare le famiglie degli scomparsi.

E poi ci sono le cosiddette “mezze vedove”, una nuova categoria sociale per definire donne rimaste senza marito, la cui morte non è però mai stata certificata dalle autorità di New Delhi.
Tra loro, la signora Aisha. Ha cresciuto da sola tre figlie in un villaggio a ridosso del confine col Pakistan, dove continuano le infiltrazioni di estremisti armati. Intanto a finire in carcere sono i leader separatisti, che chiedono da decenni un referendum per l’auto-determinazione. E la protesta non si placa. Anzi, diventa musica, nell’hip-hop del giovane rapper Mc Kash.

Emiliano Bos intreccia il filo del Kashmir, ricostruendo la trama di chi in questa terra denuncia soprusi e violenze, chiedendo la libertà di decidere il proprio destino.

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