Replica dell'incontro col filosofo Umberto Galimberti (15-18.11.11)
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Da lunedì 1. a giovedì 04 agosto 2016 alle 09:00
Replica alle 22:35
Filosofo tra i più interessanti e inquieti nel panorama culturale italiano ed europeo, Umberto Galimberti, nato a Monza nel 1942, è professore ordinario di Filosofia della storia e di Psicologia dinamica all’Università Ca’ Foscari di Venezia. Autore di numerosi volumi scientifici (fra cui “Il corpo”, “Psiche e techne. L’uomo nell’età della tecnica”, “L’ospite inquietante. Il nichilismo e i giovani”, “Orme del sacro. Il cristianesimo e la desacralizzazione del sacro”, tutti editi in nuove edizioni nella collana “Opere” della Feltrinelli), Galimberti è anche presente nel dibattito culturale e sociale attraverso interventi puntuali su quotidiani e settimanali, che lo rendono un intellettuale noto anche al grande pubblico. Allievo di Karl Jaspers, Martin Heidegger ed Emanuele Severino, i temi della sua ricerca antropologica e filosofica spaziano dal rapporto fra corpo, natura e cultura, all’uomo nell’età della tecnica, senza tralasciare le inquietudini della condizione giovanile e un tema emblematico come la follia. La singolarità del suo approccio didattico non è tanto quella di dare risposte ma di radicalizzare le domande, in modo che le risposte siano ricercate all’interno della riflessione ed esperienza delle singole persone. Da questa impostazione dialogica deriva anche la sua “idea” di filosofia, “contraria alla concezione filosofica occidentale, in cui la filosofia è strutturata come una logica che formalizza il reale sottraendosi al mondo della vita, per rinchiudersi nelle università dove, tra iniziati, si trasmette da maestro a discepolo un sapere che non ha nessun impatto sull’esistenza e sul modo di condurla”. Quindi la filosofia non come possesso del sapere, ma come ricerca continua, come atteggiamento: come – afferma Galimberti – “l’atteggiamento di chi non smette di fare domande”.
La ricerca del filosofo e psicoanalista italiano mira dunque al tentativo articolato di “leggere” e interpretare la storia culturale dell’Occidente attraverso paradigmi legati all’esperienza concreta, come ad esempio la cosiddetta “scoperta del corpo” che paradossalmente – dichiara Galimberti – dalla cultura dominante “si vuole presentare come premessa per la sua liberazione”, mentre invece “è utilizzata per liquidarlo definitivamente nell’ingranaggio del sistema e della sua produzione che, non contento di sfruttare del corpo la sua forza-lavoro, ne sfrutta anche la forza del desiderio, allucinandolo con quegli ideali di bellezza, giovinezza, salute, sessualità che sono poi i nuovi valori da vendere”. Tutto questo comporta delle trasformazioni profonde nella concezione del mondo e dell’uomo, della società. Ci impone – dice Galimberti – di rivedere i nostri concetti tradizionali e occidentali, per esempio, “di individuo, di identità, libertà, salvezza, verità, senso, scopo”; ma anche “quelli di natura, etica, politica, religione, storia”. Quindi quei concetti, di cui si nutriva l’età umanistica, ora, nell’età della tecnica, “dovranno essere riconsiderati, dimessi, o rifondati alla radice”. È questo alla fine lo scopo della ricerca filosofica ed etica di Umberto Galimberti, tutta protesa verso il futuro, come “racconta” nei quattro incontri, curati da Antonio Ria.