LASER
Giovedì 03 novembre 2016 alle 09:00
Replica alle 22:35

L’Arno sopra Firenze
Laser 03.11.2016, 10:00
Contenuto audio
“Io entrai a Firenze. Era
di notte. Tremai sentendo
quasi addormentato ciò che il dolce fiume
mi raccontava…”
Pablo Neruda, Il fiume
Il 4 novembre 1966 l’Arno travolse gli argini, invase strade, ponti, piazze, chiese, ricoprì monumenti e libri con la sua piena mista a fango e nafta, raggiungendo livelli di altezza mai visti in passato. In poche ore il centro storico di Firenze rimase intrappolato sott’acqua e gli abitanti isolati dal resto del mondo. E non solo: anche i quartieri periferici della città, i comuni e le cittadine limitrofe furono colpiti. Le immagini e i ricordi della devastante alluvione del 1966 sono ancora presenti nei documenti d’archivio e nella memoria di chi la visse. Oggi, a 50 anni dalla catastrofe, torniamo a riflettere sul ricordo, che è sì ricordo di una tragedia che fece vittime umane –relativamente poche, per fortuna- e danneggiò vistosamente il patrimonio artistico e culturale della città, ma è anche ricordo di una rinascita voluta dall’orgoglio dei fiorentini e dalla solidarietà del mondo intero, Svizzera compresa. Senza dimenticare la domanda che da allora ci assilla: potrebbe accadere di nuovo? Che cosa è stato fatto per scongiurare il pericolo di un’alluvione di quella entità e che cosa si deve ancora fare? In questo “Laser” ascoltiamo le voci di alcuni dei protagonisti di quella vicenda: il giornalista della Rai Marcello Giannini, che per primo dette l’allarme al mondo raccontando che cosa stava accadendo a Firenze; l’attore britannico Richard Burton, che nel celebre documentario di Franco Zeffirelli “Per Firenze”, uscito a distanza di un mese dall’alluvione, raccontò in italiano quello che era successo; il prof. Guido Bistolfi del Centro Studi Italiani di Zurigo, attorno al quale nacque il comitato Pro Firenze, per portare soccorso alle popolazioni colpite ma anche alle opere d’arte danneggiate; il restauratore Umberto Baldini, che in quella giornata, insieme ai colleghi degli Uffizi, salvò dalle acque i dipinti dei grandi Maestri del Rinascimento; il giornalista RSI Mariano Morace, allora diciassettenne, che con alcuni compagni di liceo partì per portare a Firenze un aiuto concreto, entrando a far parte dei cosiddetti “angeli del fango”, ragazzi che mobilitandosi spontaneamente accorsero da tutte la parti del mondo per dare il loro contributo al salvataggio del patrimonio artistico fiorentino; il musicologo Luciano Alberti, allora direttore artistico del Teatro Comunale di Firenze, sede del Maggio Musicale Fiorentino, prima istituzione cittadina a riaprire i battenti dopo l’alluvione; il prof Giampietro Wirz, allora studente di ingegneria forestale, che con una trentina di compagni del Politecnico di Zurigo partì alla volta della Toscana per piantare alberi in Mugello e contribuire così, attraverso il rimboschimento, a prevenire un’altra possibile inondazione futura; l’attuale sindaco di Firenze Dario Nardella, che ci racconta cosa si è fatto, si fa e si farà per mettere l’Arno in sicurezza; e infine il cantautore Riccardo Marasco, che firma quella che per i fiorentini è diventata la “canzone dell’alluvione” ed è come loro: irriverente, caustica, diretta.