LASER
Mercoledì 23 agosto 2017 alle 09:00
Replica alle 22:35
“Io dichiaro che ogni stigma ed ogni onta vengano per sempre cancellati dai nomi di Nicola Sacco e Bartolomeo Vanzetti”: con queste parole del governatore del Massachusetts Michael Dukakis veniva riabilitata la memoria dei due anarchici italiani, a distanza di 50 anni dall’esecuzione sulla sedia elettrica. Un processo strumentale e una condanna “esemplare” la loro nella politica di repressione negli Stati Uniti degli anni ’20. A nulla poterono le manifestazioni di piazza e la mobilitazione di intellettuali di ogni parte del mondo. In 90 anni la loro innocenza e la loro vicenda, pilastro della storia del movimento anarchico mondiale, li ha trasformati in icona e mito, simbolo nella difesa dei diritti di libertà e di tolleranza. Canzoni, poesie, opere teatrali e cinematografiche ne hanno fatto un luogo importante della memoria collettiva. “Mai, vivendo l’intera esistenza, avremmo potuto sperare di fare così tanto per la tolleranza, la giustizia e la mutua comprensione tra gli uomini” (Bartolomeo Vanzetti alla giuria che li condannò).
Oggi ce li raccontano lo storico Andrea Comincini, il regista Giuliano Montaldo e Fernanda Sacco, nipote di Nicola.