LASER
Mercoledì 04 aprile 2018 alle 09:00
Replica alle 22:35
"Nelle 24 ore successive all’assassinio di Martin Luther King il paese è stato così vicino a un’insurrezione come non accadeva dai tempi della Guerra Civile. C’era rabbia ovunque tra la gente, a un livello mai visto prima. E non solo tra gli afro-americani. Ma anche tra i bianchi contrari alla guerra in Vietnam, alla quale lui si era apertamente opposto".
Mezzo secolo dopo l’uccisione del leader indiscusso del movimento dei diritti civili negli Stati Uniti, uno dei suoi più stretti collaboratori racconta alla RSI dettagli inediti e ricordi personali. Clarence B. Jones è stato per 7 anni e mezzo l’ombra di Martin Luther King. Dapprima suo avvocato personale, poi consigliere e amico, fino arrivare a scrivere parte del celebre discorso “I have a dream”, pronunciato durante la marcia di Washington nel 1963. In questa intervista Jones ripercorre le tappe di quell’intenso sodalizio umano e professionale. Descrive Martin Luther King come “un uomo profondamente religioso”, ma anche come il più importante “leader spirituale del XX secolo”. E ne racconta alcuni momenti personali di profonda umanità. Come quando all’indomani dell’attentato al presidente John Fitzgerald Kennedy a Dallas, Martin Luther King gli confidò: “Se possono arrivare al presidente possono colpire anche me”. “Era rassegnato e consapevole”, aggiunge ancora Jones. Non era questione ‘se’ lo avrebbero ucciso, ma quando”.
Accade il 4 aprile 1968, mezzo secolo fa. Martin Luther King viene colpito a morte da un solo proiettile mentre si trova sul balcone del motel “Lorraine” a Memphis, in Tennessee. La sua battaglia per i diritti civili, la sua forte opposizione alla guerra in Vietnam e il suo impegno a favore dei poveri – secondo Clarence B. Jones – lo avevano reso “la singola voce singola più potente di opposizione al governo degli Stati Uniti. Per questo è stato assassinato”. Da quel sogno spezzato ai diritti tuttora negati, per gli afro-americani ma non solo. Dal “dream” ai “dreamers”, in lotta per difendere il diritto a vivere legalmente negli Stati Uniti. Clarence B. Jones riflette anche sulle sfide di un’America ancora profondamente segnata dalla discriminazione razziale. “Non basta protestare. Bisogna andare a votare. V-o-t-a-re: è questo il potere più grande. E Martin Luther King l’aveva capito”. Un “Laser” realizzato dal corrispondente RSI a Washington Emiliano Bos.
(Nel mese di maggio in “colpo di scena” andrà in onda uno sceneggiato originale di Cesare Ferrario dal titolo Martin Luther King: il sogno infranto.)