Nel punto più a Sud di Lampedusa si staglia in mezzo ai venti del Mediterraneo La Porta d’Europa, realizzata dal maestro Mimmo Paladino e inaugurata nel giugno 2008. Quella Porta, alta 5 metri, decorata con oggetti recuperati dai naufragi, non ha un uscio, è aperta verso l’Africa, verso il mare. Rappresenta l’apertura verso l’umanità, l’accoglienza, ma ci ricorda anche le migliaia di persone che hanno perso la vita cercando di attraversare il Mediterraneo, alla ricerca di una vita migliore e più dignitosa.
I dati riportano che nel 2018 gli sbarchi sulle coste italiane via mare sono drasticamente diminuiti dell’80 %: da gennaio a dicembre 2018 sono sbarcate 23mila persone a fronte di 119mila persone nel 2017 (dati Ismu), spostando il primato degli arrivi dei migranti dall’Italia alla Spagna dove nel 2018, invece, sono arrivati, via mare, 49mila migranti.
Il rallentamento degli sbarchi in Italia è frutto degli accordi tra Italia e Libia (firmati nel febbraio 2017) ma quegli accordi "Sono una vergogna. Spostano il problema un centinaio di miglia più a Sud, senza risolverlo. Lasciano tutta quella gente nelle mani dei criminali che l’hanno sfruttata, ne hanno fatto un business. Quegli accordi solo solamente un modo per l’Italia, per l’Europa, di non assumersi alcuna responsabilità. Sono un atto di viltà e spregiudicatezza senza eguali". Parole molto dure e sferzanti che Pietro Bartolo, medico del poliambulatorio di Lampedusa, da oltre vent’anni in prima linea nel soccorso ai migranti, affida al suo ultimo libro "Le Stelle di Lampedusa" (Mondadori) a metà strada tra un romanzo di formazione e un reportage.
Attraverso la storia di Anila, bambina nigeriana e di altri bambini come Favour, Mustafà, il dottor Bartolo ci porta oltre l’ingannevole “allarme immigrazione”, ci mostra il carico di sogni, progetti, speranze dei migranti, la loro lotta quotidiana per poter ricongiungersi con i propri familiari, per superare gli ostacoli burocratici, per calmare gli incubi e tormenti che affollano le loro anime e corpi violati.
Abbiamo incontrato il dottor Pietro Bartolo (che ha partecipato anche al film Fuocoammare di Gianfranco Rosi, vincitore dell’Orso d’Oro a Berlino, 2016) a Firenze, dopo un incontro con i ragazzi in una scuola superiore, incontri a cui si sta dedicando da un paio d’anni, in tutta Italia, spinto dall’urgenza di testimoniare, con una doppia responsabilità: come medico che accoglie e cura e come testimone di questa Storia che si sta consumando nel nostro Mediterraneo.
Si ringrazia: Guido Andreani (sound designer), Riccardo Piricò (voce brani) e per l’utilizzo delle sue musiche, Cesare Basile
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