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Quando i colonnelli umiliarono la Grecia

di Romano Giuffrida

  • 24.07.2017, 11:00
Quando i colonnelli umiliarono la Grecia

1967, Grecia. Da destra: il dittatore George Papadopoulos, promotore del colpo di stato del 21 aprile 1967 e capo della giunta militare (1967-1973), Nikolaos Makarezos, uno dei leader della dittatura militare e Stylianos Pattakos, uno dei principali della giunta militare

  • Keystone

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Lunedì 24 luglio 2017 alle 09:00
Replica alle 22:35

La mattina del 21 aprile 1967 la città di Atene, verso le due del mattino, fu svegliata dall’assordante sferragliare dei carri armati in procinto di occupare le zone strategiche della capitale greca.

Era l’inizio del colpo di stato organizzato da un gruppo di colonnelli dell’esercito greco che avrebbe portato a una dittatura feroce quanto, comunque, incapace di risolvere gli innumerevoli problemi che il Paese, a regime monarchico, attraversava sin dalla fine del secondo conflitto mondiale.

Proprio allora, infatti, il popolo greco dovette affrontare quasi cinque anni di guerra civile che contrappose in armi i sostenitori della monarchia alle formazioni partigiane comuniste che miravano all’affermazione del socialismo nel paese.

Le forze monarchiche, alleate a quelle repubblicane e sostenute da Gran Bretagna e Stati Uniti, dopo anni di durissimo confronto bellico, prevalsero su quelle comuniste appoggiate da Bulgaria, Albania e Jugoslavia e, solo in maniera molto marginale, dall’Unione sovietica (Stalin, per ragioni di equilibri geopolitici, non aveva considerato la Grecia un paese strategico dell’area europea).

Dopo la guerra civile, il paese restò profondamente diviso anche perché la via della pacificazione fu resa impossibile dalla dura repressione che subirono i partigiani e chi li appoggiò: processi sommari, condanne, deportazioni su isole semideserte, ecc.

I problemi sociali, sommati a quelli economici (non meno gravi dei primi), determinarono così una situazione assolutamente instabile per tutti gli anni Cinquanta e Sessanta. Naturalmente fu proprio tale instabilità il terreno ideale nel quale poterono affondare le radici del golpe militare.

Di tutto ciò, Romano Giuffrida ne ha parlato con la professoressa Cinzia Venturoli, studiosa di quella stagione della storia greca.

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