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Siria: le prigioni di Assad

La caduta del vecchio regime siriano

  • Oggi
  • 25 min
  • Emanuele Valenti
  • keystone
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“Perché sono tornato nella mia vecchia cella? Per ricordare tutto il dolore che ho provato in questo posto e poi uscire, guardare il sole e respirare”.

Mohammad cammina nel buio dei sotterranei di quello che fino a pochi giorni fa era il sotterraneo della sede dei servizi segreti militari di Bashar al-Assad. Quando lo portarono qua aveva poco più di 16 anni.

Il sotterraneo era una prigione segreta, ufficialmente non esisteva, ma molti cittadini siriani ci sono passati. Sotto l’ex-regime non era tollerato alcun tipo di dissenso. A scuola, al lavoro, durante il servizio militare, figuriamoci quando qualcuno provava a esprimere le proprie idee politiche. E spesso prima di finire nelle prigioni ufficiali i detenuti finivano in queste carceri segrete.

Lo scorso dicembre, quando in pochi giorni i gruppi ribelli hanno costretto alla fuga le truppe governative, questi luoghi del terrore sono stati aperti e i prigionieri ancora vivi liberati. Le carceri segrete ma anche quelle ufficiali, che avevano un nome e un luogo fisico ben definiti, come la prigione di Saydnaya a nord di Damasco.

Ma non tutti sono riusciti a tornare a casa. In tutto il paese ci sono centinaia di migliaia di famiglie che stanno ancora cercando i loro cari. A Damasco per esempio ci sono luoghi pieni di foto con sotto nomi, cognomi e numeri di telefono. Le hanno messe proprio le famiglie delle persone di cui ancora non si hanno notizie.

Questo radio documentario, registrato a Damasco pochi giorni dopo la caduta del vecchio regime siriano, vi porta nei luoghi dove per decenni si sono consumate alcune delle più efferate violazioni dei diritti umani che la storia contemporanea ricordi.

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