Laser

Sulle tracce di Maria Lai

di Alice Gussoni

  • 21.11.2018, 10:00
Maria Lai

Maria Lai

  • facebook.com/MariaLaiOfficial/

LASER
Mercoledì 21 e giovedì 22 novembre 2018 alle 09:00
Replica alle 22:35

Ulassai, aprile 2018. Sono passati quasi 5 anni dalla morte di Maria Lai, artista poliedrica originaria di questo paese dell’Ogliastra, in Sardegna, ma le sue tracce qui si possono trovare ovunque. Maria Lai ha voluto giocare con i simboli e le tradizioni del suo paese lasciando sparse fra le sue strade opere ed interventi murari che sembrano quasi gli indizi di una misteriosa caccia al tesoro. Oggi il museo diffuso di Ulassai è ancora una realtà poco conosciuta e la sua storia è tutta da raccontare. Seguendo un itinerario immaginario creato dalle voci degli ulassesi le opere dell’artista prendono vita e raccontano la storia della loro nascita. Attraverso un lento percorso di analisi collettiva si scopre come non sempre le richieste dell’artista siano state accolte con favore dai suoi compaesani, anche perché i suoi interventi hanno sempre portato delle piccole rivoluzioni negli equilibri di questa comunità, abituata da secoli all’isolamento per motivi geografici.

Il grandissimo carisma e il carattere forte di questa artista ancora oggi echeggiano nelle storie che la riguardano anche se, come lei stessa dichiarò quando era ancora in vita, ha sempre voluto considerare l’arte come un gioco: “Il gioco è l’arte dei bambini, l’arte è il gioco degli adulti. La felicità non nasce dal sogno, ma dalla possibilità di inventare la vita nella dimensione poetica. Ci sono giochi che non portano a nulla, sono i giochi senza regole, fantasticherie. Il gioco, come l’arte, ha regole severe e una macchina che porta lontano” (cit. Le ragioni dell’arte – Cose talmente semplici che nessuno capisce).

La Sardegna per Maria Lai è il fulcro attorno a cui si impernia molta della ricerca artistica, che insiste soprattutto sul bagaglio storico e culturale delle sue leggende e tradizioni popolari. Questo forte legame però è come un ponte che, lanciato idealmente attraverso il mare, arriva a parlare di temi universali. Dopo aver a lungo vissuto e studiato lontano da queste terre Maria Lai deciderà di tornare, anche dietro le insistenti richieste del Comune alla fine degli anni ‘70 di realizzare un monumento ai caduti per le vittime di guerra. Dopo il suo iniziale rifiuto sarà lei a rilanciare per la realizzazione di un monumento ai vivi. È il 1981, l’anno in cui Maria Lai darà vita alla performance “Legarsi alla montagna”, che in seguito verrà definita la prima opera di arte relazionale. Per realizzarla coinvolgerà tutto il paese per legare le case una all’altra con un nastro azzurro lungo 26 km e poi tutte insieme alla montagna. Da quel momento in poi gli interventi di Maria Lai sul territorio continueranno fino alla sua morte, avvenuta nel 2013, dando vita a un insieme incredibile di storie collaterali tra cui l’avvio dell’arrampicata sportiva sulle falesie che circondano Ulassai e che oggi attirano migliaia di turisti ogni anno.

Maria Sofia Pisu, nipote e presidente dell’Archivio Storico Maria Lai, ripercorre le tappe del suo lavoro insieme alle voci degli artigiani, dei fabbri della Bottega del Ferro, delle tessitrici della Cooperativa Tessile Su Marmuri, degli autori e critici Giuseppina e Antonello Cuccu, della casa editrice Ilisso, di Linda Poddu, giovane volontaria negli anni in cui Maria Lai diede vita ad alcune delle sue più importanti opere ad Ulassai, insieme a tutte le donne e uomini che furono coinvolti dal suo estro creativo.

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