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Tra dove piove e non piove (mezzo secolo dopo)

di Yari Bernasconi

  • 24 luglio 2015, 11:00
Courtesy Archivio Anna Felder, Foto: Yvonne Böhler

Anna Felder con il suo gatto Scusa

  • Courtesy Archivio Anna Felder, Foto: Yvonne Böhler

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Venerdì 24 luglio 2015 alle 9:00
Replica alle 22:35

21:00

Tra dove piove e non piove (mezzo secolo dopo)

Laser 24.07.2015, 11:00

Il romanzo d’esordio di Anna Felder, Tra dove piove e non piove, uscì per le Edizioni Pedrazzini a Locarno nel 1972, due anni dopo la versione tedesca curata da Federico Hindermann (Quasi Heimweh, Rodana, 1970). Un libro che – attraverso una lingua scelta, densa e precisa – seppe raccontare l’immigrazione nella Svizzera tedesca, e in particolare l’immigrazione italiana, in anni turbolenti (si pensi all’iniziativa Schwarzenbach). Senza rivendicazioni e senza alzare la voce, Tra dove piove e non piove riuscì a toccare le corde giuste e a trovare le parole per disegnare una situazione sociale nuova e per certi versi drammatica.

Ora, a distanza di quasi mezzo secolo, Tra dove piove e non piove è stato ripubblicato dall’editore Armando Dadò (2014) con un’introduzione di Roberta Deambrosi. Ma non solo: recente è anche la traduzione francese del romanzo, curata da Lisa Perotti e Silvia Ricci Lempen con titolo Le ciel est beau ici aussi (Alphil, 2014); e recente è la serata organizzata dall’Archivio svizzero di letteratura a Berna, dove è depositato il Fondo Anna Felder, e dedicata al romanzo e alla sua autrice, in parallelo a una piccola mostra con documenti e materiali vari.

Ma cosa significa rileggere oggi Tra dove piove e non piove? Rispondono la stessa Anna Felder e Roberta Deambrosi, che da più di dieci anni lavora sui suoi libri.

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