MOBY DICK
Sabato 30 gennaio 2016 alle 10:00
“Il Blues è facile da suonare ma è difficile da sentire”. La frase è attribuita a Jimi Hendrix mentre Keith Richards, chitarrista dei Rolling Stones, ha affermato che “non puoi amare il Rock se non conosci il Blues”. Insomma, voler parlare di Blues trascina con sé molte questioni, in certi casi addirittura opinioni contrastanti, di certo trattare questo argomento richiede di considerare con la dovuta attenzione la nascita e lo sviluppo di gran parte della cultura e delle sensibilità musicali di un intero secolo: il Novecento. Dall’Africa al Delta del Mississippi passando dall’estuario del Tamigi, la storia di questo straordinario genere non solo ha rappresentato l’epopea del popolo nero americano ma ha anche attraversato l’Oceano per diventare il faro di una straordinaria avventura che non ha lasciato immune nessun capitolo dell’evoluzione musicale moderna, contagiando i suoi stili più rappresentativi e generando le sue correnti più impetuose. “Il Blues è un seme scuro che ha dato origine a un albero di grande fusto su cui si sono innestati rami che sono stati chiamati Jazz e Rock”. Così ha scritto Roberto Caselli, autore di una recente pubblicazione de “La storia del Blues” edita dalla casa editrice Hoepli. Ma che cosa vuol dire capire, suonare o cantare il Blues? Il vero Blues è solo nero e di sesso maschile? Il Blues parla solo inglese? Quale timbro di voce può cantare il Blues? Il Blues ha contribuito a cambiare la politica e la società? Moby Dick, che vi proponiamo in una replica dell’edizione realizzata negli studi RSI di Milano in dicembre, prende spunto dall’uscita del libro di Roberto Caselli per proporre un’edizione speciale dedicata al Blues invitando il suo autore accanto a Eugenio Finardi, cantautore, appassionato cultore e interprete di Blues. Con loro Norman Hewitt, grande esperto e collezionista di musica blues, direttore artistico di “Blues to Bop”, la popolare manifestazione che da 27 anni anima le piazze luganesi durante l’ultimo weekend di agosto.