Moby Dick

Scrivere per guarire

Con Tazio Carlevaro, Liliana Rampello e Nina Buffi

Woman hand writing

«Scriviamo per scoprire cosa pensiamo » affermava la scrittrice Joan Didion, icona del new journalism e di una magistrale scrittura soggettiva.

Il suo Notes to John, che esce postumo in contemporanea mondiale tra pochi giorni (tra il 22 e il 25 aprile), si apre nel dicembre del 1999 quando la scrittrice aveva da poco iniziato a vedere uno psichiatra. La sua famiglia aveva attraversato “anni difficili” come scriveva a una amica e lei annotò per diversi mesi con estrema precisione le sedute con lo specialista.
Nell’ordito di due dei libri più intimi e celebrati della Didion - L’anno del pensiero magico e Blue Nights, il primo sulla morte del marito e il secondo sul difficile rapporto con la figlia - risuona l’eco di quelle conversazioni ed è ancora la scrittrice a sottolineare l’effetto terapeutico per l’elaborazione del lutto dei tour promozionali che seguirono la pubblicazione di quei libri.

La scrittura insomma come analisi delle emozioni di chi scrive, come strumento per riappropriarsi di sé dopo il trauma e il dolore di un distacco, come estrema risorsa per riappropriarsi del presente e del futuro

Dopo una settimana dedicata ai diari letterari e al racconto di sé, Moby Dick parla di superamento del lutto e di narrazione con la critica letteraria Liliana Rampello, con lo psichiatra Tazio Carlevaro e con Nina Buffi autrice di Vòltati. Quasi un romanzo, pubblicato lo scorso autunno dall’Istituto Editoriale Ticinese, in cui affronta la difficile elaborazione della morte del padre. 

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