Estroso, versatile. Artista dal multiforme ingegno, il liutista romano Simone Vallerotonda, inizia i suoi studi musicali dedicandosi alla chitarra classica per poi passare al liuto, vittima del fascino della musica antica. Ne acquista uno a 18 anni per poi iniziare a studiarlo con Andrea Damiani al Conservatorio Santa Cecilia di Roma. Si perfeziona con un Master su Tiorba e Chitarra barocca alla Staatliche Hochschule für Musik di Trossingen, in Germania, sotto la guida di Rolf Lislevand. Solista, ma anche continuista con vari ensemble come Modo Antiquo, Rinaldo Alessandrini & Concerto Italiano, Imaginarium Ensemble, Cantar Lontano, Raffaele Pe e La lira di Orfeo, Ottavio Dantone & Accademia Bizantina, è protagonista e ideatore di molti progetti. Risale all’inizio di quest’anno l’uscita del suo secondo album da solista, per l’etichetta Arcana, dopo L'Ultimo romano, in cui esplora il mondo intimo e metafisico della musica per liuto francese del XVII secolo. Lo abbiamo incontrato per tracciarne un colorito ritratto d’artista.
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