Tra i numerosi miti cavallereschi che nel Medioevo si diffusero largamente dalla Francia in tutta Europa, il pubblico di cultura italiana preferì di gran lunga la storia di Tristano e Isotta, i due sventurati amanti legati per sempre da un magico filtro d’amore. Se il francese Tristan en prose era il libro più letto nelle corti feudali, per i ricchi mercanti della Penisola furono presto allestiti – a cavallo tra Due e Trecento – anonimi rifacimenti in volgare: Il Tristano Riccardiano, la Tavola Ritonda e il cosiddetto Tristano Veneto, quest’ultimo così caratteristico per il colorito linguistico regionale.
Cantar di Pietre ha chiesto al Trio Borgonovo, De Mircovic, Zenatti di recitare alcuni passi da questi romanzi per abbozzare la vicenda del cavaliere di Cornovaglia e della principessa d’Irlanda, nella forma in cui potevano leggerla e conoscerla gli italiani del Trecento. Negli antichi testi ricorre continuamente la presenza della musica. Tristano non si separa mai dalla propria arpa; suona, canta e compone canzoni che, secondo una finzione narrativa di gustoso realismo, si diffondono con straordinario successo. A ridar suono a quelle voci vengono in soccorso i manoscritti che conservano il prezioso repertorio dell’Ars Nova italiana – con un'eccezione francese (il celebre lamento di Tristano, la cui melodia è però tramandata da un manoscritto toscano). Dobbiamo immaginare che nelle medesime stanze della nobiltà e della nuova borghesia italiana le raffinatissime opere di Francesco Landini, Giovanni da Firenze e di tanti altri noti e meno noti compositori risuonassero non meno delle storie di Tristano e Isotta, in un’epoca in cui la lettura era spesso concepita come recitazione ad alta voce, la poesia di rado disgiunta dalla musica.
Seguendo l’esempio dei “cantimbanchi” medievali, i tre musicisti-cantori-attori hanno uno spettacolo sorretto dal ritmo serrato di una narrazione crendo il contesto più naturale per alcune delle più preziose gemme musicali del tardo Medioevo: una struttura che dato la piacevolezza dell’ascolto senza compromettere il rigore della prassi esecutiva.
Giovanni Conti

Tristano e Isotta
Quilisma 12.09.2014, 16:51
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