Vinile e Compact Disc
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Compact Disc e vinile: roba da nostalgici?

40 anni e non sentirli, il commento di Nicola Sani e Paolo Prato

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  • 16.1.2024
  • 29 min
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Di: Claudio Farinone e Giovanni Conti

A 40 anni compiuti il compact disc è quasi uscito di scena mentre il suo storico rivale, il disco in vinile, lancia da tempo segnali in controtendenza raccogliendo i favori di coloro che preferiscono il “disco fisico” alla “musica liquida” oggi largamente dominante.

Un appassionato de profundis al formato digitale per eccellenza, pubblicato sull’ultimo numero di “Atlante” – il magazine di cultura, società e geopolitica della Treccani – ne ricostruisce l’impatto innovativo sull’ascolto, le emozioni procurate dall’esposizione a una gamma sonora senza precedenti e le ragioni del suo declino. Declino innescato, paradossalmente, non da una tecnologia ancora più avanzata ma dal suo contrario: dalla compressione e miniaturizzazione della musica che la rende disponibile in enormi quantità, in qualsiasi luogo e momento del giorno.

Se il compact disc rimane il formato editoriale di riferimento anche in assenza del supporto fisico, il vinile recupera terreno non per via di una qualità sonora indubbiamente inferiore, ma per il fascino che esercita la sua componente visuale e tattile: un oggetto da collezionare più che da ascoltare. Adorno parlava di “carattere di feticcio della musica” e di “regressione dell’ascolto”, un tema più che mai attuale: Claudio Farinone e Giovanni Conti ne parlano con Nicola Sani, compositore, Direttore artistico della Fondazione Accademia Musicale Chigiana e autore di Compact Disc: 40 anni e non sentirli, e con il musicologo Paolo Prato, studioso dei fenomeni musicali della contemporaneità.

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