TranSiti; la Lugano di oggi e di ieri; gli animali dell’anno, fra natura e biodiversità; la democrazia in Svizzera, fra ricordi e attualità
In apertura, subito dopo le 09.00, partiamo con le storie di TranSiti che si muovono lungo la linea di un viaggio immaginario da Milano a Zurigo: paesaggi e passaggi veloci fissati in fotografie, poesie e racconti, fra ricordi, emozioni ed esperienze ordinarie e straordinarie. Si soffermano sul libro Transiti le due autrici: Valentina Giuliani che si è occupata dei testi e Barbara Fässler che ha invece realizzato le fotografie. Sempre nella prima parte parliamo di animali dell’anno, fra natura, ambiente e biodiversità: sono ospiti Patrick Heitz, collaboratore dei progetti di conservazione di BirdLife Svizzera, e Veronica Panizza, avvocata e responsabile del settore giuridico e della comunicazione di Pro Natura Ticino. Fra gli spunti dell’intervista, spiccano la puzzola, animale dell’anno 2024, che si sposta sempre al coperto fra la vegetazione, dorme in luoghi ben nascosti e va a caccia di notte; e la nuova lista rossa mondiale delle specie d’uccelli minacciate che evidenzia la crisi della biodiversità sia a livello globale sia soprattutto in Svizzera.
Adriano Cavadini nella seconda parte, dalle 10.00, ci parla della sua nuova pubblicazione “Democrazia e libertà”, un corposo e interessante saggio, a scopo divulgativo, che ci offre lo spunto per una riflessione a 360 gradi, fatta dallo stesso Cavadini e dal politologo Oscar Mazzoleni, sul concetto di democrazia in Svizzera e sui suoi rapporti e i suoi legami con la libertà, il sistema istituzionale, la politica, i partiti, l’opinione pubblica, la società e il territorio.
Salvatore Maria Fares, giornalista e scrittore, ci presenta il suo ultimo romanzo “Il Giardino delle Agavi”. Tre ritratti di donne quasi fiabeschi, ma realistici, e un autoritratto, tutti tracciati con i colori accesi della nostalgia e del successo insidioso negli amori istintivi. Jacopo Lanzer, autore-protagonista, racconta le sue tre storie d’amore più importanti, che si sono intersecate sull’arco di vent’anni. Un amico psicologo, testimone dei fatti, si incrocia a lui nella narrazione per descrivere momenti e fatti che completano le vicende. Lo sfondo è la bellezza di una città di lago, Lugano, circondata da agavi e ricca di suggestioni paesaggistiche e storiche. Il racconto si muove dalle acque del lago a quelle del mare, da città a campagne toscane fra gioie e colpi di scena.
Nella terza parte, a partire dalle 11.00, andiamo indietro nel tempo per ricordare e raccontare il mondo rurale e contadino di una volta e soprattutto le epoche in cui a Lugano, ad esempio, si lavavano ancora i panni nel lago. “Pedann da memoria, orme di memoria” è il libro di Roberto Bottinelli, ospite in studio, su Lugano e dintorni di un tempo (un centinaio d’anni fa), sul calendario della tradizione, sugli autori della Svizzera italiana e sui proverbi dialettali. In un passato povero di tecnologia come faceva il contadino a sapere quando fosse giunto il momento di seminare, di falciare il fieno, di fare vendemmia? Nella civiltà contadina i saperi derivavano da una lunga esperienza, dalle conoscenze trasmesse di padre in figlio, da messaggi orali, da proverbi. Un tempo l’idea di sapere coincideva con quella di esperienza. Di conseguenza la cultura popolare tendeva a perpetuare condizioni di vita che prevedevano pochi cambiamenti. L’esperienza rappresentava un bene essenziale e coloro che ne erano i depositari, gli anziani, godevano di stima e di fiducia. L’abbandono dell’uso non è una caratteristica moderna: già nel passato si abbandonava ciò che non era più funzionale. Si procedeva con cautela poiché la novità era un rischio che avrebbe potuto mettere in difficoltà una comunità intera. I cambiamenti lenti e ponderati del passato ci permettono di intuire la mentalità, le abitudini e il modo di vivere dei nostri antenati. Tocca a noi posteri recuperare usi scomparsi per ricostruire la storia di queste culture e per riscoprire quanto della civiltà che ci ha preceduto utilizziamo quotidianamente. Perché, per esempio, mettiamo la maschera per carnevale o regaliamo le uova per Pasqua? Aiutati dai racconti, dagli studi e dalle immagini raccolti da appassionati ricercatori, possiamo ripercorrere le tracce (i pedann) lasciate dai nostri antenati.
Sempre nella terza parte spazio anche alla Masseria di Cornaredo raccontata in un libro intitolato “La Masseria della solidarietà, dal sogno alla realtà” realizzato da Fra Martino Dotta con i contributi, fra gli altri, di due storiche: Stefania Bianchi e Nicoletta Solcà, quest’ultima responsabile dell’Archivio amministrativo della Città di Lugano. Le due interlocutrici ripercorrono la storia della Masseria iniziata più di 800 anni fa. Questo magnifico volume vuol essere una sorta di invito a un viaggio metaforico fra passato, presente e futuro. Ruota attorno a un comparto, la cui struttura circostante si è modificata di recente in modo radicale. È una proposta di percorso immaginifico, che parte dalla storia dell’ex-Masseria di Cornaredo, ne documenta le diverse fasi della sua complessiva ristrutturazione, per renderla di nuovo fruibile alla popolazione. Grazie al fattivo e generoso concorso di un numero significativo di attori, uno spazio dismesso da alcuni decenni, di origine agricola e diventato oggetto di particolare attenzione della popolazione luganese e delle Autorità cittadine e cantonali, sperimenta ora una nuova esistenza. Posto ai piedi di un promontorio morenico, ai margini del tessuto urbano trasformatosi rapidamente negli ultimi cinquant’anni, l’antico edificio rurale risulta essere una delle ultime testimonianze di tempi in apparenza lontani. Attraverso il libro si può ripercorrere tutte le fasi della ristrutturazione, fino all’inaugurazione avvenuta lo scorso 4 ottobre 2023. Di particolare e significativa importanza e valenza storica i contributi appunto di Stefania Bianchi relativi a Cornaredo, fulcro delle terre del Capitolo di San Lorenzo, e di Nicoletta Solcà che ripercorre la storia novecentesca della Masseria di Cornaredo, ultima traccia della «Campagna di prèvat».
Anna Gnesa, maestra di scuola, scrittrice e fine letterata innamorata della Valle Verzasca: Candido Matasci, curatore della raccolta di lettere e testi poco conosciuti nella pubblicazione “Acqua sempre viva”, ci ricorda brevemente la figura, la vita e le opere di Anna Gnesa (1904-1986) che descrive la sua valle, la Verzasca, con un sentimento di intima partecipazione, che si fa doloroso quando la scrittrice si sofferma sulle “ferite” inferte dall’uomo alla natura e sui segni di una civiltà contadina ormai giunta al suo definitivo tramonto.
Nella quarta parte, dalle 12.00, spazio al dialetto e alle sue diverse parole ed espressioni e ai suoi moltissimi modi di dire, fra Ticino e Lombardia: il pubblico e Giuseppe Donati, che è un appassionato “collezionista” di espressioni dialettali di Legnano, ci propongono alcune detti e proverbi tipici del dialetto.
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