E se l'inquinamento del mondo non riguardasse solo l'ambiente in cui viviamo, ma anche il flusso dei nostri pensieri in ogni istante? E se quei pensieri potessero diventare eco-pensieri capaci di far stare bene noi e gli altri? E se anche tutti gli esseri animali e vegetali potessero contribuire all'eco-pensiero del mondo? Sono le questioni su cui riflette la sociologa Anna Lisa Tota, che ci invita a ripensare il modo in cui scegliere e produrre pensieri, pensieri ecologici. Perché l’ecologia ci riguarda dall’interno, dice, e ci plasma. La studiosa si rivolge dunque a chi è stanco di parlare male e pensare peggio, perché il cambiamento è impegnativo, spiega, ma non può più essere rimandato. E ci propone una serie di strumenti per intraprenderlo. Perché noi siamo il cibo che mangiamo, l’aria che respiriamo, l’acqua che beviamo. E questo vale anche per le immagini. E se è vero che siamo anche ciò che vediamo, possiamo imparare a “difenderci” e quindi a vedere soltanto alcune immagini, evitando invece quelle inquinanti, per costruire un immaginario sostenibile. L’idea è di individuare alcune delle trappole che la mente prepara. Perché esistono pensieri ecologici e pensieri tossici, e imparare a riconoscerli in tempo reale può aiutarci a orientare la mente verso ciò che ci fa stare bene. Questo porta poi la studiosa alla riflessione sul ruolo degli immaginari sociali nella produzione delle diseguaglianze, delle discriminazioni e di tutte quelle culture tossiche di cui faremmo volentieri a meno. Un immaginario è sostenibile se non rappresenta unicamente gli interessi delle classi dominanti, ma è in grado di articolare luoghi di dissenso, dando voce alle immagini e ai discorsi delle minoranze. E allora ecco le figure del nuovo femminismo neoliberale, quel femminismo soft e moderno incarnato da molte serie Netflix, con The Good Wife, La regina degli scacchi, Grace e Frankie e le altre. Naturalmente una mente ecologica non può che abbracciare tutta la riflessione ambientalista in relazione alla salvaguardia del pianeta. Perciò anche la questione del rapporto con le altre specie viventi, animali e piante, ci interpella con urgenza, proprio in un’era, l’Antropocene, in cui l’umano sta diventando una forza distruttiva per la Terra e i suoi abitanti. Uno sguardo che coinvolge la filosofa eco-femminista Donna Haraway alla quale si è ispirato anche il talento della giovane, visionaria artista Marta Cuscunà, geniale e pluripremiata performer, in scena nei prossimi giorni al Piccolo Teatro di Milano con Earthbound (27-30 aprile 2023), spettacolo di fantascienza che esplora un futuro prossimo in cui la specie umana unisce le proprie forze a quelle di altre specie per salvare il nostro pianeta e prendersene di nuovo (e meglio) cura. Gli Earthbound, infatti, sono umani a cui sono stati impiantati geni di creature in via d’estinzione con il duplice scopo di conservarne la specie e superare la frattura tra Uomo e Natura che ha caratterizzato l’Antropocene.
Incontriamo Anna Lisa Tota e Marta Cuscunà, per una riflessione tra ecologia profonda ed eco-femminismo.
Anna Lisa Tota è Pro-Rettrice dell’Università Roma Tre e Professore ordinario di Sociologia dei processi culturali e comunicativi della stessa Università, e già Gastprofessor all’Università di San Gallo dove ha insegnato Sociology of advertising, e Communication, social values, and public sphere, e invited professor all’USI. Il suo ultimo libro è Ecologia del pensiero. Conversazioni con una mente inquinata (Einaudi).
Marta Cuscunà è autrice, e performer visuale, è artista associata del Piccolo Teatro di Milano, nella sua ricerca unisce l'attivismo alla drammaturgia per figure. I suoi temi sono il femminile, e le dinamiche di oppressione fra uomo e donna, e fra la nostra specie e le altre. Earthbound è un monologo di fantascienza per attrice e creature meccaniche, ispirato al pensiero eco-femminista di Donna Haraway.
Scopri la serie
https://www.rsi.ch/s/703647