Dal 2000 presidente operativo del Locarno Film Festival, Marco Solari, 78 anni a dicembre, è considerato una delle figure più influenti della Svizzera italiana, il ticinese più ascoltato oltre Gottardo, con un’agenda ricca di contatti nel mondo politico, economico, finanziario e culturale. Ha lavorato ai vertici di Migros e Ringier, è stato delegato del Consiglio federale per il settimo centenario della Confederazione e anche mediatore tra le FFS e le maestranze in sciopero alle Officine di Bellinzona. Una carriera iniziata nel 1972, a 27 anni, quando diventa direttore del neonato Ente ticinese del turismo e rilancia l’immagine del cantone con lo slogan “Ticino, terra d’artisti”, liberandola dai cliché e stereotipi.
Un percorso professionale da manuale il suo, anche con tutte le delusioni, i fallimenti, le zone d’ombra, le critiche pungenti correlati ai diversi ruoli ricoperti. Entusiasta e istintivo, visionario e creativo, uomo del compromesso, un’idealista con tanta voglia di fare e di rendersi utile, gli apprezzamenti su Marco Solari abbondano, come anche i premi che coronano il suo impegno, eppure c’è chi si chiede se non sia giunto il tempo di lasciare la carica al vertice del Locarno Film Festival. Qualche tempo fa aveva dichiarato che la 75esima edizione, quella di quest’anno, sarebbe stata l’ultima. Non è così: starà però lavorando alla sua successione? Questa e altre domande, anche scomode, nell’incontro con Marco Solari, presidente operativo del Locarno Film Festival.
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