Cento anni, volendo 103, e non sentirli o invece sentirli tutti perché l’età e gli anniversari hanno la loro importanza soprattutto quando si parla di… vecchiaia. Una volta, un secolo fa appunto, quando nacque Pro Senectute Ticino e Moesano la parola “vecchiaia” non aveva lo stesso significato che diamo oggi a una parola oggi connotata spesso negativamente.
Essere anziani negli anni 20 in Svizzera a ridosso della Prima Guerra mondiale non era certamente facile, la speranza di vita non era quella di oggi e le reti sociali di aiuto erano basate soprattutto sui legami familiari e una solidarietà che potremmo definire tradizionale o rurale. Celebrare i 100 anni della creazione dell’emanazione svizzero-italiana Pro Senectute, nata nel 1917, significa quindi interrogarsi secondo una prospettiva storica su come è cambiata la nostra società dal punto di vista culturale, sociale e demografico.
Saranno diverse le iniziative per sottolineare un secolo di esistenza di questo ente di diritto privato che è sostenuto da contributi pubblici e privati e che si occupa di aiutare e sostenere le persone anziane per garantire loro una vita dignitosa, attiva e ancora partecipe. Proprio perché oggi la condizione della persona anziana è molto diversa rispetto al passato, e ricordare come è cambiato il ruolo dei nostri “vecchi” in un secolo è un modo per ricordare come siamo cambiato noi e la società in cui viviamo.
Ospiti:
Stefano Cavalli, Responsabile Centro competenze anziani della SUPSI
Carlo Denti, Presidente del Consiglio di Fondazione di Pro Senectute
Gabriele Fattorini, Direttore di Pro Senectute Ticino e Moesano
Laura Tarchini, Responsabile comunicazione
Francesca Lafranchi, responsabile coordinamento distribuzione pasti per Pro Senectute nel Bellinzonese
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