Una questione aperta quanto dibattuta. Riproposta in modo brutale dalla vittoria talebana in Afghanistan. Centrale nell’applicazione dei principi dei diritti umani e della parità degli esseri umani proclamata dalla Dichiarazione Universale dei diritti umani adottata nel 1948 dalle neonate Nazioni Unite. Un po’ ovunque la sua applicazione non è apparsa scontata, compresa la Svizzera dove i diritti politici sono stati riconosciuti alle donne solo agli albori degli anni ’70. Ma il mondo musulmano più degli altri si mostrato spesso restio ad accettare quel primo articolo (Tutti gli esseri umani nascono liberi ed eguali in dignità e diritti) che dovrebbe stabilire l’uguaglianza dei sessi.
Obbligo del velo nelle sue diverse forme fino a quella estrema del burqa, discriminazioni nella vita quotidiana, diritti civili negati, poligamia, o infibulazione a seconda dei paesi. Una realtà il più delle volte difficile, e in certe situzioni, come quella dell’Arabia saudita o dell’Afghanistan dei talebani, drammatica.
Ma cosa ci dice realmente la tradizione religiosa (il Corano e la Sunna, raccolta dei detti del Profeta) sulla questione? Le discriminazioni fanno parte veramente dei testi musulmani?
Millevoci ne parla con:
Roberta Aluffi Beck Peccoz, professoressa di Diritto islamico all’Università degli studi di Torino
Renzo Guolo, professore di sociologia delle religioni a Trieste, Padova e Torino, autore di “L’islam è compatibile con la democrazia? (2007), “L’ultima utopia. Gli jihadisti europei (2015) Sociologia dell'Islam. Religione e politica (2016)
Yahya Sergio Yahe Pallavicini, imam e vice presidente della Comunità Religiosa Islamica Italiana
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