Di “inverno demografico” si parla oramai da molti anni in Svizzera, con molti dibattiti fra gli esperti in materia: i demografi, gli economisti e i sociologi hanno dato e forniscono a scadenze regolari il loro apporto per cercare dei rimedi ad un problema sul quale anche le autorità politiche cercano di trovare delle soluzioni. Intanto sappiamo che negli ultimi anni il Canton Ticino, con già alle spalle una storia di regione periferica e di frontiera, deve confrontarsi con il costante e progressivo invecchiamento della popolazione residente, con un costante e preoccupante calo della natalità, con le incertezze dei processi migratori, con la fuga dei “cervelli”, soprattutto i giovani, verso la Svizzera interna, la Svizzera romanda l’estero. Le valutazioni e le previsioni, fra idee e scenari differenti, si susseguono mentre le inquietudini su questo fenomeno e su una tendenza che appare destinata a prolungarsi nel tempo e che affonda le radici nelle trasformazioni degli ultimi decenni, pone quindi innumerevoli domande. Le sfide future da affrontare sul piano socio-economico, culturale, tecnologico e istituzionale sembrano insomma molto complicate e ricche di incognite. Cosa fare? Quali potrebbero essere le soluzioni per invertire la rotta? Chi sosterrà la popolazione anziana nei prossimi anni? A quale “inverno demografico” andremo incontro? Seppur di lunga durata, la situazione -cioè l’invecchiamento della popolazione- è transitoria oppure la dobbiamo considerare come definitiva con scenari e prospettive inquietanti? Cosa fare? Occorrono misure specifiche o interventi strutturali? Quali? C’è chi sostiene che fra 20 anni la piramide demografica sarà più equilibrata, per cui bisognerebbe adottare interventi specifici e non strutturali: ad esempio una tassa sulle transazioni finanziarie potrebbe essere utile. È una valida proposta? L’incertezza, attualmente, regna sovrana; i punti interrogativi sono parecchi e le previsioni demografiche sono spesso contraddittorie fra loro: i rifugiati, gli immigrati, gli anziani confederati che vengono ad abitare in Ticino e i frontalieri potrebbero essere la o una soluzione al problema? La fuga dei cervelli e l’esodo dei giovani: il problema è conosciuto in diverse nazioni e anche la Svizzera e soprattutto il Ticino si stanno confrontando con una popolazione giovane che sceglie di vivere e di lavorare all’estero. Non siamo più in grado di offrire tutte le formazioni richieste da una società altamente tecnologica. Cosa fare quindi se il problema riguarda il settore scolastico, professionale ed economico con un mercato del lavoro basato oggi, per circa un terzo, su una popolazione non residente nella Svizzera italiana? Quali misure politiche potrebbero o dovrebbero essere attuate? Cosa sta succedendo negli altri Cantoni? I confronti con altre regioni e altri Cantoni svizzeri sono utili e possono aiutare a trovare delle soluzioni oppure i singoli contesti sono molto differenti e quindi i paragoni non reggono? In questo particolare periodo storico è meglio avere un Ticino con più abitanti ma tendenzialmente anziani oppure un Ticino ridimensionato e con meno abitanti ma con una età media più giovane? A proposito di denatalità, quali sono le cause e quali possono essere i rimedi? Delle maggiori e migliori politiche sociali, con più incentivi, sostegni, aiuti e sussidi mirati a favore delle famiglie e dei figli? Su queste e su altre domande si confrontano gli ospiti della puntata di Millevoci.
Partecipano alla trasmissione:
Ivano D’Andrea, economista e membro di comitato di Coscienza Svizzera
Elio Venturelli, economista e già direttore dell’Ufficio di statistica del Canton Ticino
Massimo Calvi, caporedattore del quotidiano Avvenire
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