Lo scorso 5 maggio l’Organizzazione mondiale della Sanità, seguendo le indicazioni del suo Comitato tecnico, ha dichiarato la fine dello stato di emergenza sanitaria internazionale causato dalla pandemia Covid-19. Il direttore generale dell’OMS ha dichiarato: questo è un momento da celebrare ma è anche un momento per riflettere. Soprattutto, ha aggiunto, sull'idea della potenziale minaccia di altre pandemie. Secondo Tedros Ghebreyesus oggi abbiamo strumenti e tecnologie per prepararci a future possibili pandemie. Basteranno? A quasi tre anni e mezzo dall’inizio dell’emergenza globale cosa abbiamo imparato? La pandemia che ha sconvolto il mondo ha provocato secondo le stime dell’OMS almeno 20 milioni di morti, mentre i casi di contagio confermati a livello globale sono oltre 765 milioni. E nonostante il virus del Covid (SARS CoV-2) sia diventato endemico e faccia meno paura, continua a circolare infettando milioni di persone e provocando vittime. Al di là delle discussioni sulle misure di contenimento e di prevenzione, questa pandemia ci lascia degli spunti di riflessione che vorremmo condividere con i nostri interlocutori. Se l’emergenza sanitaria è superata, non abbiamo più nulla di cui preoccuparci? Cosa succede, o potrebbe succedere se il virus continua a circolare? Cosa sappiamo delle possibili conseguenze a lungo termine che il virus può lasciare nei soggetti più vulnerabili, a cominciare dai bambini? E cosa dire dei vaccini alla luce dei dati disponibili e accertati? La fine della Pandemia è anche l’occasione per interrogarsi sulla sua percezione dal punto di vista mediatico, sul ruolo (secondo taluni anche la credibilità) della scienza e degli scienziati di fronte a un’emergenza che ha forse cambiato il mondo per sempre.
Ne parliamo con:
Barbara Gallavotti, biologa, divulgatrice scientifica, giornalista e saggista
Alessandro Diana, medico pediatra, professore di vaccinologia all’Università di Ginevra
Marco Cattaneo, direttore del mensile Le Scienze
Arnaldo D’Amico, autore del Libro “La memoria del nemico: perché ci sono voluti duemila anni per scoprire il sistema immunitario”
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