Millevoci: La lingua batte dove il… genere duole
Noi siamo anche la lingua che parliamo, e l’evoluzione della lingua passa attraverso la trasformazione dell’uso che ne facciamo, al di là delle regole grammaticali che tendono a conservarsi nel tempo. È in questo contesto che possiamo osservare il dibattito apertosi da un po’ di tempo (soprattutto in Italia e in Francia) attorno all’uso della declinazione maschile e/o femminile delle parole che identificano categorie indistinte di persone, professioni e azioni da cui deriva un sostantivo. L’evoluzione nella comunicazione “pubblica” ha portato a un maggiore rispetto della diversità di genere nelle parole. Detto altrimenti, quando di una parola esiste il suffisso femminile va menzionato assieme a quello maschile evitando quindi di usare il plurale maschile sovraesteso. A rendere il dibattito ancora più acceso è la questione dei nomi di professioni che in italiano tendono a restare conservativamente al maschile anche quando esiste il femminile (es: avvocato, architetto, ministro, sindaco, membro, ecc.). Per continuare ad usare il maschile, quindi una forma “sessista” di queste parole, si giustifica spesso la tradizione o la supposta cacofonia della forma femminile. A ben guardare tuttavia, ci si accorge che non si tratta di motivazioni di tipo linguistico, ma legate a tradizioni culturali sempre meno difendibili se rispettose della parità di genere e del principio di inclusività. E qui siamo al cuore della questione: le forme inclusive e rispettose dei generi possono e devono affermarsi attraverso l’estensione del loro uso da parte dei parlanti e scriventi di una lingua o vanno imposte dall’alto (da autorità politiche e accademiche)? Ci sono paesi come la Francia che hanno imposto per legge un linguaggio inclusivo, la Svizzera lo promuove e l’Italia lo discute da anni. Paese che vai…
Sono ospiti:
Tatiana Crivelli, titolare della cattedra di letteratura italiana all'Università di Zurigo
Veronica Noseda, collaboratrice RSI da Parigi
Manuela Manera, docente, linguista, editor, formatrice e promotrice culturale per l’inclusione e la diversità, componente del comitato scientifico del Centro Interdisciplinare di Ricerche e Studi delle Donne e di Genere (CIRSDe)
Stefano Vassere, direttore delle Biblioteche cantonali ticinesi e docente di Teoria dei linguaggi alla Facoltà di medicina e chirurgia dell'Università degli studi di Milano
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