C’è un concetto sempre più presente e attuale nella nostra era digitale, quello di “Onlife” che mette insieme la condizione digitale universale dell’essere costantemente online con il concetto stesso di vita (“life” appunto).
Vale a dire che viene sempre meno la distinzione tra ciò che siamo materialmente come esseri umani in società e ciò che ci rappresenta nella nostra identità digitale (sia attiva che passiva).
Il recente incontro a inizio ottobre a Milano promosso dal quotidiano La Repubblica dal titolo “Onlife: il futuro visto da vicino” è stata l’occasione per riflettere sulla comunicazione digitale dentro cui siamo immersi e rispondere ai dubbi su come sarà il nostro futuro di essere umani “onlife” secondo l’espressione coniata da Luciano Floridi, professore di Filosofia e Etica digitale e dell’Informazione all’Università di Oxford.
Le preoccupazioni e le grida di allarme di chi vede nelle grandi piattaforme sociali digitali luoghi dove impera o rischia di prevalere l’abuso, la mistificazione, la falsità (fake….) o ancor di più il “discorso d’odio” solleva una serie di domande e riflessioni su dove ci sta portando la propagazione digitale delle nostre relazioni, delle nostre percezioni della realtà e, in definitiva, delle nostre vite.
Luciano Floridi, Professore di Filosofia e Etica dell’Informazione all’Università di Oxford, direttore del Digital Ethics Lab dell’Oxford Internet Institute.
Alessandro Longo, giornalista, direttore di Agendadigitale.eu, esperto di comunicazione
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