In Svizzera si osserva un aumento del personale maschile negli asili nido e un numero crescente di ragazzi sceglie di formarsi come operatore socioassistenziale con indirizzo infanzia. Nel 2021, quasi il 16 percento dei nuovi contratti di tirocinio è stato firmato da uomini, mentre i diplomati come educatori dell’infanzia nelle scuole specializzate superiori rimangono stabili, attorno all’otto percento. Percentuali ancora piccole per professioni femminili, dove le donne sono la maggioranza, ma che rincuorano kibesuisse, la Federazione svizzera delle strutture d’accoglienza per l’infanzia, che vorrebbe più figure maschili negli asili nido e nelle scuole dell’infanzia. La Federazione sottolinea infatti i vantaggi che un’équipe mista porta nell’educazione e nella cura, come confermano diversi studi e ricerche scientifiche. In Ticino, il numero di educatori negli asili nido e nelle scuole dell’infanzia rimane molto basso, pur di fronte a un miglioramento delle condizioni salariali del settore. Perché è importante riflettere sul tema degli educatori nell’accoglienza all’infanzia? Quali i benefici educativi e pedagogici di un team composto da donne e uomini? Come stimolare i ragazzi a formarsi e a lavorare in questo ambito in forte evoluzione e che ha uno spiccato bisogno di personale?
Ne discutono a Millevoci:
Emanuela Chiapparini, direttrice dell’Istituto infanzia, giovani e famiglia dell’università di scienze applicate di Berna, siede nel comitato di kibesuisse, la Federazione svizzera delle strutture d’accoglienza per l’infanzia
Francesca Antonini, responsabile del Bachelor in insegnamento per il livello prescolastico della SUPSI e membro di direzione del DFA (Dip. Formazione e apprendimento)
Myriam Greub Pagani, vicepresidente di ATAN, associazione delle strutture d'accoglienza per l'infanzia della Svizzera italiana, direttrice del centro per l’infanzia “Eccolo”
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