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La Cina allenta il pugno con l’UE sulle terre rare

Pechino, dopo la stretta seguita ai dazi di Trump, ha annunciato l’apertura di un canale privilegiato con l’Europa - L’industria, in particolare quella tedesca dell’auto, tira un sospiro, forse

  • 7 giugno, 20:12
  • 7 giugno, 20:13
10:09

SEIDISERA del 07.06.25, la Cina e le terre rare

RSI Info 07.06.2025, 20:01

  • Reuters
Di: SEIDISERA/Kavakcioglu/Spi 

La Cina aprirà un canale privilegiato per l’esportazione in Europa di materiali delle terre rare. La notizia, rivelata sabato da un comunicato del Ministero del Commercio, fa tirare un sospiro di sollievo a buona parte dell’industria europea, in particolare a quella automobilistica.

La svolta fa seguito all’incontro, nei giorni scorsi tra il ministro cinese del commercio Wang Wentao e il commissario europeo per il commercio Maros Sefcovic, che gli aveva parlato delle enormi difficoltà dei produttori di auto, elettronica e industria tecnologica verde. “Ebbene Pechino - spiega ai microfoni di SEIDISERA il collaboratore dall’Asia, Lorenzo Lamperti - si dice pronta a istituire un canale prioritario, chiamato ‘canale verde’, per accelerare le spedizioni di terre rare verso i paesi europei”. Si tratta di un segnale che ridà speranza ai produttori di ricevere le forniture in tempo, ma ovviamente la Cina chiede qualcosa in cambio. Il comunicato si conclude infatti con la richiesta all’Unione Europea di adottare misure concrete per tutelare e promuovere il commercio di prodotti ad alta tecnologia. “La sensazione, o meglio la certezza - dice Lamperti - è che Pechino voglia usare l’ammorbidimento delle restrizioni sulle terre rare in cambio di una reciproca apertura sulle tecnologie utili alla produzione di chip da parte dell’Europa, a cui di fatto chiede di non seguire le restrizioni imposte dagli Stati Uniti”.

La Cina aveva annunciato la stretta sull’esportazione di questi minerali subito dopo l’annuncio dei dazi da parte del presidente statunitense Donald Trump. Il blocco però non era rivolto solo agli Stati Uniti, ma anche al resto del mondo. Questo aveva causato prima preoccupazione e poi problemi di produzione in particolare nel settore automobilistico mondiale. E in particolare in Germania, come spiega Walter Rauhe, “se la Cina avesse infatti continuato a limitare le esportazioni di queste importanti materie prime già fra quattro, al massimo sei settimane, molte case automobilistiche tedesche sarebbero state costrette ad interrompere la produzione”. A tal proposito Hildegard Müller, presidente dell’Associazione dell’Industria Automobilistica Tedesca (VDA), in un’intervista radiofonica, ha dichiarato che “se le forniture di terre rare non dovessero aumentare, l’86% delle aziende attive nell’automotive avrebbero dei seri problemi”.

Le terre rare sono indispensabili per i produttori automobilistici, in quanto sono presenti numerosi componenti delle vetture, dalle batterie fino ai motori dei tergicristalli o ai sensori anti bloccaggio dei freni. Secondo la VDA i produttori tedeschi avrebbero tentato di trattare direttamente col governo cinese, che però fino ad oggi avrebbe concesso autorizzazioni commerciali per l’esportazione in Germania di terre rare solo ad una manciata di produttori locali. Fra questi anche i fornitori del gruppo Volkswagen che per via del suo massiccio impegno industriale in Cina, ha ottenuto un trattamento privilegiato da Pechino. Altre case automobilistiche, come la Mercedes Benz e soprattutto la BMW, sono costrette invece già oggi ad attingere alle loro scorte d’emergenza di terre rare.                

La Germania non è l’unico paese che si è trovato in difficoltà. Anche la Suzuki, azienda giapponese, ha annunciato venerdì lo stop alla produzione di un modello molto popolare, la Swift, proprio per la mancanza di queste terre rare. Ma cosa sono? Si tratta di 17 elementi chimici dai nomi anche esotici, come Promezio, Gadolinio e Lutenzio, che si trovano solo in tracce all’interno di minerali più complessi. La loro preziosità deriva dal processo di purificazione che è molto costoso, spesso pericoloso per i lavoratori e inquinante.

Da qui il monopolio di Pechino che detiene il 70% delle licenze per l’estrazione di questi materiali, ma soprattutto la Cina ha il 90% delle capacità di produzione. È insomma di un vantaggio tecnologico difficilmente colmabile a breve dall’Occidente, Stati Uniti compresi. “Tutto è cominciato negli anni ‘80, quando - ricorda Lamperti - l’allora presidente Deng Xiaoping indicò proprio nelle terre rare il nuovo petrolio a disposizione della Cina. La Cina non è l’unico paese a possedere terre rare, visto che ne ospita il 36% dei depositi globali, ma ha saputo costruire un sistema integrato di estrazione e raffinazione senza eguali, dotato di processi ormai completamente automatizzati”. Il dominio cinese, spiega ancora, “si basa anche sul controllo degli snodi estrattivi all’estero, per esempio in Indonesia, dove ha investito oltre 14 miliardi di dollari statunitensi in un decennio per l’estrazione di nichel, o nella Repubblica Democratica del Congo, dove le aziende cinesi controllano l’80% della produzione di cobalto”.

Annunciando la stretta, ad inizio aprile, la Cina ha lanciato un monito all’Occidente. Ora sembra annunciarsi un’apertura. Sembra perché i divieti mantengono in realtà contorni ancora indefiniti. “Questo perché - osserva Lamperti - la Cina vuole tenersi una certa flessibilità per poter modulare le restrizioni a seconda dell’andamento dei negoziati con la Casa Bianca o, più in generale, dell’andamento dei rapporti con qualsiasi altro Paese”.

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