Se c’è qualcosa che possiamo imparare da queste due esperienze, è la capacità reale di costruire un’economia parallela basata sulla fiducia, la cooperazione e il credito reciproco. Non si tratta di utopie comunitarie fantasiose, ma di sistemi concreti, documentabili e praticabili, che generano valore reale nel mondo economico reale.
Due esperienze molto diverse tra loro, eppure con similitudini importanti. La prima è la svizzera Banca WIR, fondata nel 1934 a Zurigo durante gli anni della Grande Depressione, mentre la seconda è il circuito italiano SardexPay, fondato nel 2009 in una Sardegna colpita dalla crisi finanziaria ed economicamente isolata.

Logo Banca WIR.
“Dalla Svizzera per la Svizzera”, come si legge sul sito di Banca WIR. Dal tedesco Wirtschaftsring, anello economico in italiano, è il risultato di 16 imprenditori, guidati da Werner Zimmermann e Paul Enz, che operavano in un contesto drammatico: disoccupazione e difficoltà diffuse, mancanza di credito bancario, piccole imprese sull’orlo della paralisi, nel periodo di maggior crisi economica mondiale. La risposta? Stabilire una valuta complementare senza interessi, appunto nominata WIR, fondata su un circuito chiuso di fiducia e di scambio tra le imprese che ne facevano parte.
Il sistema si è ispirato alle teorie economiche del tedesco Silvio Gesell, in particolare al concetto di demurrage, o deprezzamento, basato sull’idea che detenere denaro non deve generare interessi – evitando così l’accumulo progressivo favorito dagli interessi composti – ma deve invece comportare un costo nel tempo o, in alcuni casi, una data di scadenza; una sorta dunque di moneta “ossidabile”. Un tasso di decumulo che la banca WIR ha portato avanti nei suoi primi anni di vita proprio per scoraggiare l’accumulo e incentivare la circolazione, fino al secondo dopoguerra; nel 1948 decise infatti di eliminare il demurrage, conservando però la struttura cooperativa e la missione anticiclica. A partire dalla fine degli anni ’90, la banca si aprì poi anche a servizi in valuta ufficiale (CHF), per offrire in seguito conti correnti, mutui, prestiti e carte di pagamento non solo a piccole-medie imprese (PMI), ma anche a clienti privati e non affiliati al circuito WIR, diventando una banca pienamente autorizzata con oltre 50.000 imprese aderenti e un volume di transazioni annuo che sfiora il miliardo e mezzo di franchi, di cui oltre 500 milioni esclusivamente in WIR. Una crescita decisiva, ma soprattutto una solidità finanziaria concreta, che nel 2024 gli ha permesso di registrare un utile record di 17,5 milioni di franchi e un totale di bilancio di oltre 6,6 miliardi di franchi, in aumento del 6,3% rispetto all’anno precedente (Banca Wir. Rapporto annuale 2024) .
E attualmente, la funzione principale della banca WIR è ancora quella di sostenere le PMI svizzere con strumenti di pagamento alternativi, ridurre la dipendenza da credito bancario classico e rafforzare le economie locali; una funzione dunque anticongiunturale, emettendo credito in WIR quando scarseggia la liquidità in franchi e di conseguenza stabilizzando l’economia in periodi di crisi.
E la solidità di questo sistema poco meno che centenario è tale per cui il Fondo Monetario Internazionale ha definito WIR «un esempio storico di moneta complementare efficiente e resiliente» (Swissinfo, 2009) .

Logo SardexPay.
Una realtà decisamente più giovane è il SardexPay: il credito mutuale nato a Serramanna nella prima decade del XIX secolo, per far fronte alla crisi finanziaria che colpì la Sardegna; una regione, per altro, che per la sua posizione già soffriva di un discreto isolamento economico. Gabriele Littera, Piero Sanna, Carlo Mancosu, Giuseppe Littera e Franco Contu, sono i nomi dei cinque giovani che, ispirati da modelli come WIR, credettero nella visione di un sistema alternativo, fondando un circuito di credito reciproco tra imprese locali, strizzando l’occhio anche alla realtà digitale e relazionale del nuovo millennio.
Un credito regionale B2B, secondo cui le imprese si scambiano crediti denominati in Sardex senza pagamento immediato in contanti; ogni impresa aderente ottiene infatti una linea di credito in Sardex, del valore 1:1 con l’euro e a zero interessi, con cui può acquistare beni e servizi da altre aziende nel circuito, anche attraverso una piattaforma digitale che facilita l’incontro tra domanda e offerta, tracciando le transazioni e promuovendo fiducia. Un sistema basato quindi sul principio del “mutuo affidamento”, dove ogni azienda è insieme debitore e creditore
Nel 2015 il circuito ha superato i 50 milioni di transazioni e nel 2024 ha raggiunto un totale cumulativo di 1 miliardo di euro scambiati e oltre 45.000 utenti attivi, tra PMI, liberi professionisti, dipendenti e consumatori, estendendosi anche a reti locali in Piemonte, Lombardia, Lazio, Veneto e Abruzzo (SardexPay, comunicato 2024).
Un sistema di moneta complementare che, per i suoi traguardi, è stato oggetto di studi accademici alla London School of Economics, alla Banca d’Italia e all’Università di Bologna, è stato citato su riviste scientifiche, premiato da Deloitte e Financial Times, ed è stato incluso tra le migliori innovazioni europee in campo economico (Sardex a model B2B credit club, 2016).
Promosso come un modello di economia solidale e territoriale, con forte identità locale e relazione fiduciaria tra imprese aderenti, il SardexPay ha avuto una visione stabile negli anni, con l’obiettivo di costruire un’economia territoriale più forte, restituire potere negoziale alle imprese e dimostrare il principio per cui “il credito può nascere dalla fiducia e non dal debito”.
https://rsi.cue.rsi.ch/info/svizzera/Grandi-banche-al-collasso-una-questione-ancora-irrisolta--2446456.html
Banca Wir e SardexPay non sono dunque solo storie di successi economici o di modelli di business vincenti, ma sono anche la testimonianza di una modalità di agire differente. Pur nate in contesti diversi e a decenni di distanza, queste realtà dimostrano che è possibile costruire economie locali più resilienti e solidali attraverso monete complementari. Fiducia, credito reciproco e circolazione di valore reale, sono i capisaldi che permettono di offrire un’alternativa concreta al sistema finanziario tradizionale.
Non sono quindi semplici esperimenti, ma modelli replicabili tangibili, che hanno dimostrato nel tempo di poter sostenere imprese e territori nei momenti di crisi. Sistemi anticiclici, capaci di adattarsi alle trasformazioni moderne senza perdere la propria missione originaria: rimettere l’economia al servizio delle persone.
Non è dietro front ma almeno una pausa
Modem 10.04.2025, 08:30
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