Ticino e Grigioni

“Nei negoziati non c’è soltanto tensione”

La Piazza Grande si è accesa con la serie TV “The Deal” che racconta le trattative sul nucleare tra USA e Iran, e l’ipotetico ruolo della Svizzera - L’ex ambasciatore ticinese Bernardino Regazzoni racconta la sua esperienza

  • 12 agosto, 19:10
  • 12 agosto, 21:03
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Festival del Film di Locarno, diplomazia svizzera tra USA e Iran

SEIDISERA 12.08.2025, 18:00

  • Bande à part Films / Les films pelléas / Gaumont Television
Di: SEIDISERA/Pa.St. 

2015: ultima speranza di raggiungere un accordo tra Stati Uniti e Iran sul nucleare, mentre tensioni crescenti e mire segrete rischiano di far saltare i negoziati. È la trama della serie TV “The Deal” (L’accordo) co-prodotta dalla RTS e che lunedì ha acceso lo schermo di Piazza Grande al Locarno Film Festival. Si tratta di una fiction che narra in modo fantasioso l’ipotetico ruolo della Svizzera nella trattativa in cui c’era in gioco la pace mondiale.

La serie mira a mostrare come si svolgono i dietro le quinte di una trattativa diplomatica. Per la proiezione a Locarno c’era anche l’ex ambasciatore Bernardino Regazzoni, che per l’occasione ha raccontato la sua esperienza a SEIDISERA. Lui non è stato ambasciatore in Iran, ma in vita sua di trattative ne ha fatte parecchie. È stato rappresentante svizzero, tra i vari luoghi, in Sri Lanka, Timor Est, Italia, Francia e Cina.

Cosa ne pensa di questa serie e dei retroscena delle trattative?

“È molto avvincente e ha un bel ritmo. La gran parte è romanzata: il ruolo della Svizzera non è stato quello che viene mostrato nella serie. La Svizzera non è mai stata nell’aula dei negoziati. C’è una bella tensione. Ma i negoziati, direi anche per fortuna, non sono sempre per tutto il tempo a questo livello di tensione, ci sono anche dei lunghissimi momenti in cui non succede nulla, finché poi si accende la luce”.

Nella serie si parla fondamentalmente dei buoni uffici della Svizzera. In questi giorni viene da chiedersi se esistano ancora questi buoni uffici, pensando che la Confederazione non è neanche capace di ottenere uno sconto sui dazi dalla nazione per cui è la “potenza protettrice” in Iran.

“Dal mio punto di vista ‘buoni uffici’ è un’espressione di cui si abusa. Ce li abbiamo quasi per diritto divino, e non è affatto vero. C’è tanta concorrenza, per dire così, sul mercato diplomatico internazionale. Purtroppo sfondiamo una porta aperta dicendo che oggi non prevalgono tanto le parole, ma i rapporti di forza alquanto bruti. Non è un buon momento per il multilateralismo, non è un buon momento per la soluzione a parole dei problemi concreti”.

Il suo curriculum è lunghissimo: qual è l’episodio che porta maggiormente nel cuore?

“Penso allo Sri Lanka, dove per la maggior parte del tempo ho avuto il compito, assieme ad altri Paesi, di accompagnare il processo di pace. Abbiamo accolto un negoziato a Ginevra, dove eravamo nell’anticamera. È stato importante il concorso di vari Paesi nel processo di pace. Si trattava di esporre le parti a dei buoni argomenti, e questo fuori dal tavolo dei negoziati”.

Con “The Deal” ci troviamo di fronte a un thriller di spionaggio. In ambasciata, quanto è il lavoro consolare, quanto quello di ambasciata pura e quanto il lavoro di ‘spionaggio’, cioè quanto è il lavoro di raccolta di informazioni per la Confederazione?

“C’è un discrimine chiarissimo: raccogliere informazioni fa parte del lavoro diplomatico e lo spionaggio inizia laddove le informazioni sono raccolte in modo illecito, in modo illegale. Anche in ambito militare, gli addetti scambiano informazioni per la maggior parte del tempo in modo legale. Quando queste informazioni sono procacciate in modo illegale, vengono comprate o si tratta informazioni segrete di cui si viene a conoscenza in maniera abusiva, lì inizia lo spionaggio. Ma questo non è stato il mio mestiere”.

La serie TV “The Deal” è disponibile da domani su PlaySuisse e dal 31 agosto andrà in onda su RSI La1

31:34

Speciale Locarno 78

Tra le righe 12.08.2025, 13:00

  • Moira Bubola e Alessandro Bertoglio
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