di David Conti
Era forse già tutto scritto nel destino di Simon Ammann. Partecipare alla sua ultima Olimpiade proprio qui, in Russia, terra di sua moglie Jana. Un passaggio simbolico, dal glorioso passato a un futuro diverso, nel quale la famiglia prenderà il posto delle medaglie e delle vittorie. Il sangallese non sa se continuare un anno ancora, oppure se scendere definitivamente dal trampolino. I Giochi di Sochi erano il suo grande obiettivo (dichiarato, tra l'altro, a più riprese), così come una vittoria nella Tournée dei Quattro Trampolini. Di fatto l'unico neo di una carriera dorata, come lo sono le 4 medaglie conquistate a Salt Lake City e Vancouver.
Quest'anno ci è andato vicino. Ma alla fine non ci è riuscito. Qui a Krasnaya Polyana voleva difendere l'oro dal piccolo trampolino. Ma alla fine non ci è riuscito. E tra qualche ora sarà altrettanto difficile. "Ho 32 anni e non ho più le gambe di qualche anno fa", ci aveva spiegato domenica dopo i due salti da un trampolino con il quale non è mai sbocciato l'amore. Al di là della caduta in allenamento.
Simon Ammann comunque ci proverà. Perché è nel suo DNA. Ha ancora qualcosa da dare, e vuole darlo, per non vivere di rimpianti. In passato ci ha stupito, chissà che non lo faccia un'altra volta. Ci ha fatti volare con lui, ha regalato medaglie e trionfi alla Svizzera. Restando sempre lo stesso. I suoi incantesimi a Salt Lake City lo hanno trasformato in "Harry Potter", a Vancouver ha lanciato la moda degli occhialini bianchi dopo due salti "fashion".
E stavolta, Simon, cosa ci hai riservato?
Salto, il servizio con Martin Künzle
RSI Sport 15.02.2014, 19:59
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