Una chiacchierata che ripercorre la carriera da record di Carlo Ancelotti, prima da giocatore e poi da allenatore. Armando Ceroni ospita il tecnico del Real Madrid, la sua visione del calcio e degli episodi che hanno contraddistinto il suo percorso, e le opinioni sui compagni di squadra e dei grandi campioni allenati.
“Ho detto no alla Nazionale italiana perché non avevo voglia di... mi piace molto stare tutti i giorni al campo a preparare gli allenamenti, e la Nazionale mi sembrava un part time che mi faceva perdere un po’ di passione. Solo per questo”.
Sul proprio ritorno al Real Madrid dopo l’allontanamento del 2015, alla domanda “Sei rimasto sorpreso quando Florentino Pérez ti ha richiamato?”, Ancelotti ha risposto: “In realtà li ho chiamati io. L’anno prima li avevo sentiti per capire se avessero giocatori disponibili per noi, e all’Everton avevamo preso James Rodriguez. L’anno dopo sapevo che stavano cercando un allenatore e parlando con il direttore dissi che dovevano prenderne uno bravo”.
“Il mio sogno era allenare il Liverpool, ma poi mi sono ritrovato all’Everton e ho vissuto la loro rivalità, e adesso sono assolutamente un tifoso dell’Everton. Mi è piaciuto molto l’ambiente, perché c’è una passione verso i colori spettacolare. Noti anche la sofferenza che il tifoso ha per il Liverpool, che per tanti anni e ancora oggi primeggia in Premier League”.
Oltre alla propria opinione su Cristiano Ronaldo, Ancelotti si è espresso anche su Filippo Inzaghi: “Era un grande talento, perché era capace di leggere situazioni e smarcamenti come nessun altro. Ha fatto, credo, più di 300 gol, ma penso che quelli segnati con più di un tocco non superino il dieci percento”.
L’uomo dei record che non ha mai smesso di essere normale - Carlo Ancelotti
RSI LARMANDILLO 14.04.2025, 17:00