Dall'inviato a Porto Seguro Paolo Laurenti
Tribuna piena. Di persone, curiosità ed entusiasmo. Arriva il pullmann rossocrociato. Primi applausi. Dopo una decina di minuti i giocatori escono dallo spogliatoio per l’inizio dell’allenamento. Si riuniscono al centro del campo per qualche palleggio. Durante la corsetta di riscaldamento, passerella obbligata sotto la tribuna per ricevere il caloroso saluto degli abitanti di Porto Seguro (più di un migliaio) arrivati per ammirare la formazione elvetica. Saluto timidamente ricambiato e poi tutti di nuovo concentrati sul lavoro da svolgere sul campo agli ordini di Ottmar Hitzfeld.
L’allenamento prosegue intensamente. Niente partitella a due porte però. Peccato, qualche giocata e qualche gol avrebbe infiammato ancor più un pubblico desideroso di dare (e di ricevere) affetto. Vabbé, pensano un po’ tutti, ci sarà tempo alla fine quando la squadra si concederà per un saluto finale, qualche autografo o, magari in uno slancio di generosità, addirittura delle foto. E invece no. Pare per motivi di sicurezza. Pare. L’allenamento si chiude in sordina, con i rossocrociati impegnati negli esercizi di stretching, ovviamente, eseguiti il più lontano possibile dalla tribuna degli spettatori. Infine tutti via.
I tanti bambini presenti continuano a tenere tra le mani gli album di figurine aperti sulle pagine della Svizzera, ma niente autografi. Ricevono solo una cartolina con già stampate sul retro le firme dei rossocrociati (di tutti i rossocrociati, pure del medico e del magazziniere della squadra…). Beh, la cartolina ricordo sarà stata consegnata dalle mani dei giocatori. No, viene distribuita dal segretario della ASF, dal team manager e da altri addetti della delegazione elvetica. Peccato. La simpatia ed il calore della torcida brasileira non ha ancora contagiato i rossocrociati.
Allenamento pubblico a Porto Seguro (08.06.2014)
Allenamento pubblico a Porto Seguro (08.06.2014)
RSI Sport 10.06.2014, 05:40