Poteva esserci sicuramente inizio migliore, ma d’altronde lo scopo del progetto è volto alla formazione dei giovani più che al risultato sportivo. Stiamo parlando dei neonati GDT Bellinzona Snakes, sorti sulle ceneri dei Rockets con l’intento di garantire una piattaforma professionale a quei giocatori sì emergenti ma ad oggi ancora acerbi per trovare spazio in National League o ai vertici della Swiss League. Abbiamo avvicinato Nicola Pini, allenatore e direttore sportivo, che ci ha fatto il punto della situazione sia in termini sportivi che societari.
Sono arrivate tre sconfitte in tre partite, ma vi siete sempre giocati le vostre carte. Giusto?
Sì, è così. D’altronde i gol incassati nel finale, giunti a porta vuota quando stavamo andando a caccia del pareggio, sono lì a dimostrarlo. Non possiamo essere contenti del risultato, ma delle prestazioni tutto sommato sì, perché ce la siamo sempre giocata, dando vita a partite equilibrate. Stiamo lavorando sicuramente bene sul piano difensivo, anche grazie a due ottimi portieri (Fadani e Patenaude ndr.), mentre dal punto di vista offensivo la quota realizzativa è ancora troppo bassa rispetto a quanto riusciamo comunque a creare. Non va dimenticato che abbiamo un roster di poco più di 20 anni di media, come pure che ci sono degli avversari, tutti tendenzialmente più forti ed esperti di noi.
È forse prematuro, ma intravvede già dei passi avanti rispetto allo scorso anno?
Non lo nascondo, questa è una squadra che ha meno qualità rispetto a quella precedente, ma è formata da giocatori che credono fortemente nelle nostre intenzioni. Tutti sono desiderosi di mostrare il loro valore in questo campionato; lo si nota negli allenamenti, che vengono affrontati sempre con il giusto spirito e con la chiara volontà di crescere. In passato, purtroppo, non sempre è stato così. Questa ritrovata consapevolezza rappresenta la base su cui costruire il nostro futuro.
Siete una delle due squadre (l’altra è il Coira, prossimo avversario sabato ndr.) senza stranieri. È impensabile almeno un rinforzo d’importazione?
Lo abbiamo spesso ripetuto: oltre ai tantissimi giovani, ci sarebbe piaciuto avere con noi quattro-cinque figure d’esperienza e, tra questi, anche due stranieri. Insomma, elementi che avrebbero potuto fungere da esempio per coloro che si ritrovano per la prima volta tra i grandi. Non è stato possibile fin da subito per questioni economiche, ma posso dire che in questi giorni si sta concretizzando la trattativa con un giocatore straniero esperto che potrebbe darci una mano importante, perlomeno in termini di leadership. Le condizioni tuttavia non sono delle più semplici, vedremo se andrà a buon fine.
A proposito, qual è il budget destinato alla squadra di Swiss League?
A causa dei mancati introiti legati ai diritti televisivi, già prima della scorsa stagione ai club sono venuti meno circa 400’000 franchi. Una cifra che, per quanto ci riguarda, è quasi raddoppiata con l’uscita di scena di Ambrì e Langnau dall’azionariato. Se a Biasca il budget si aggirava attorno al milione e mezzo, a Bellinzona siamo ampiamente sotto il milione.
Pur faticando, siete una società che cammina esclusivamente con le proprie gambe. Un vantaggio rispetto al passato?
È un aspetto importante per più motivi. In primis perché ci consente di essere autonomi nella costruzione e nella gestione della squadra, lasciando aperte le porte a tutti i club di National League che intendono fare affidamento su di noi per i loro giovani. E poi perché ci permette di puntare su un nucleo importante di giocatori che si identifica nella nostra realtà. Si parla di 19-20 elementi legati ai GDT contrattualmente, che si ritrovano ogni giorno in spogliatoio favorendo lo spirito di gruppo. Da questo punto di vista i tempi di Biasca, dove capitava di ritrovarsi in 7-8 ad allenamento per le necessità delle squadre di National League, sono lontani. Qui tutti si sentono parte di una famiglia, che include anche il settore giovanile e promuove anche tante attività extra ghiaccio.
Vede un futuro a lungo termine per questo progetto?
Abbiamo deciso di stringere i denti quest’anno nella speranza che la Swiss Ice Hockey e National League implementino presto il concetto di sostegno finanziario per quei club di Swiss League che rispettano determinati criteri di formazione. Nonostante se ne parli da tempo e tutti riconoscano l’importanza della lega cadetta per i giovani, non si è mai arrivati ad una soluzione. Mi auguro che questo possa essere l’anno buono, perché per noi si tratterebbe di un contributo sicuramente importante per continuare a perseguire il nostro obiettivo.
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Radiogiornale 19.09.2024, 00:00
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