Hockey

Sergio Gobbi: quanti sogni proibiti realizzati

È morto uno dei più importanti ds della storia dell'HCAP, il ricordo di Loris Prandi

  • 19 dicembre 2022, 19:51
  • 24 giugno 2023, 02:48
Sergio gobbi

Uno dei primi ad esplorare il mercato russo

  • Ti-Press

di Loris Prandi

Allo scomparso Sergio Gobbi – attivo dapprima nell'Interclub e poi dal 1984 al 1996 nel Comitato, come si chiamava allora - si devono alcune delle più forti emozioni vissute alla Valascia. Se nell'era del suo predecessore (il "mitico" Bertino Guscetti) l'HCAP aveva aperto la via svizzero-canadese, fu lui – grazie anche alla vicinanza con Bryan Lefley e Dave King – ad esplorare quella russa, in contemporanea con un altro visionario, "Jeannot" Martinet.

Quest’ultimo ebbe successo per primo, con l’incredibile ingaggio di due stelle di prima grandezza dell'hockey sovietico, Slava Bykov e Andrei Chomutov. Ma al colpaccio con cui rispose Sergio, che mise sotto contratto Juri Leonov e Petr Malkov, in Leventina ne seguirono molti altri, grazie ai suoi contatti e alla sua tenacia che gli permettevano di bagnare il naso a club molto più facoltosi, e il biancoblù lo vestirono poi anche Kvartalnov, Chibirev, Petrov e molti altri fuoriclasse, compreso Valeri Kamensky, inseguito da anni e ingaggiato dopo una lunga trattativa alla quale prese parte anche un parlamentare federale, Massimo Pini. Sfumato – quand'era quasi cosa fatta – l'arrivo di Slava Fetisov, quello di Kamensky rimane il colpo più eclatante di Sergio Gobbi, uno di quelli che permisero all'Ambrì-Piotta degli anni Novanta di volare e sognare, corredato da perle come il soggiorno in Leventina (per dare una mano ad allenare i portieri…) del mitico Vladislav Tretjak, già estremo difensore della nazionale dell'URSS.

Sergio, che a mia memoria fu il primo "direttore sportivo" biancoblù (mentre prima si parlava di "commissario tecnico") già a quei tempi viveva nel luganese. Non era nemmeno un Gobbi della Leventina. Ma era originario di Niva, un villaggio della Valle Rovana che si trova quasi alla stessa altitudine di Ambrì. E ai suoi tempi l’Ambrì era arrivato davvero in alto.

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