Il sogno è svanito sul più bello, l’impresa resterà tale, la storia purtroppo si ripete. C’è poco da rimproverare a questa Svizzera. Anche nella finalissima contro la Cechia - sostenuta da un pubblico incredibile, che l’ha trascinata al settimo titolo mondiale - ci ha provato mettendo in pista una prova di grande carattere e sacrificio. Non è però bastata, come nel 2013 a Stoccolma e come nel 2018 a Copenaghen, quando uscimmo battuti dalla solita Svezia. Il 2-0 che ha mandato in visibilio i padroni di casa e i suoi tifosi fa male, malissimo. Poi, a mente lucida, ci guarderemo alle spalle e capiremo che tre finali negli ultimi undici anni sono tante. Capiremo che quel momento, prima o poi, arriverà anche per noi.
C’è poco o nulla da recriminare, dicevamo. Sì, perché la Svizzera - presentatasi con Kurashev e senza Jung - la sua partita l’ha giocata con il piglio giusto. Certo, la Cechia ha spinto forte da subito, trascinata a gran voce dalla sua gente. Ci è voluto Genoni, in più di una circostanza, per evitare di ritrovarsi subito sotto. Ma le occasioni, pur in quantità minore, le hanno avute anche i rossocrociati. In particolare Hischier, che ha chiamato alla risposta Dostal dopo una decina di minuti, e Bertschy, che ha colpito il palo a qualche giro d’orologio dalla prima sirena. Lo 0-0 alla prima pausa, in ogni caso, ci poteva sicuramente andare comodo, soprattutto per tenere a bada il pubblico ceco.
Un pubblico che ha provato a spingere i suoi sulla scia delle penalità. Due per parte, quelle fischiate nel secondo periodo, che non hanno tuttavia permesso di sbloccare la contesa. Sì, perché da una parte Niederreiter ha esaltato i riflessi di Dostal da buona posizione, mentre dall’altra Kubalik e Kämpf hanno colpito il palo a 5 contro 5. Terminati i secondi 20’ in apnea, la Svizzera nel terzo ha ritrovato sensazioni migliori. È proprio lì, dopo un palo di Thürkauf e un’interruzione per la rottura di un plexiglass, che è arrivata la beffa. L’ha confezionata Pastrnak, con una conclusione al volo che non ha lasciato scampo a Genoni al 49’13”. Sul più bello, quando si iniziava a crederci per davvero. Non è poi bastato l’assalto finale, che anzi, ha portato al 2-0 a porta vuota di Kämpf a 19” dalla fine.
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