Una passione sbocciata, quella per il tennis, quasi per caso, durante un viaggio a Parigi. “Eravamo in coda per Disneyland, ma c’era troppa gente e quindi siamo andati via e abbiamo visitato per prima cosa il Parc des Princes visto che seguivo molto il calcio. Lì vicino c’è anche lo stadio del Roland Garros e di fianco al centrale c’erano dei piccoli campi di dimostrazione per i bambini. Mi ricordo nitidamente di aver visto un maestro che faceva lezione a una bambina e mi sono convinto a provare il tennis”. Ha esordito così il 26enne Rémy Bertola in un’intervista rilasciata alla Domenica Sportiva.
Mia mamma, atleta olimpionica, non mi ha mai detto nulla del suo passato sportivo prima che compissi 18 anni, in modo da non mettermi nessun tipo di pressione
Per cercare di guadagnare punti ATP e risalire la classifica il ticinese, che attualmente occupa la 284a posizione, è sempre alla ricerca di tornei accessibili in giro per il mondo: una vita sempre in viaggio, insomma. “È bellissimo e al tempo stesso ti insegna molto. È importante imparare ad adattarsi e soprattutto a gestire i differenti momenti”. Non è nemmeno facile conciliare gli aspetti economici (per esempio l’allenatore deve essere stipendiato) con le necessità sportive e personali. “Oltre ai costi, che sono enormi, questo sistema ti porta a giocare sempre di più. Chi si trova nella mia situazione di classifica, ma anche coloro che sono attorno alla 100a posizione, devono scendere in campo fra le 35 e le 37 settimane all’anno: è qualcosa che a livello fisico pesa”, ha concluso.
Coppa Davis, l'intervista a Rémy Bertola (La Domenica Sportiva 02.02.2025)
RSI Sport 02.02.2025, 20:42