Letteratura

La vita, l’arte e la letteratura a Coventry

Con la sua voce cristallina e tagliente, Rachel Cusk, tra le penne più innovative della letteratura mondiale, ci consegna una coraggiosa testimonianza dalla terra di Coventry

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Di: Giuliana Altamura

Autrice tra le più innovative e importanti del panorama letterario internazionale, Cusk ha vissuto a lungo in Inghilterra, per poi abbandonarla come forma di protesta dopo la Brexit. Ed è proprio una curiosa espressione inglese a dare il titolo a questa raccolta di scritti sulla vita, l’arte e la letteratura appena pubblicata in Italia da Einaudi. In Inghilterra per indicare quando qualcuno smette deliberatamente di parlarci si dice «essere mandati a Coventry». Coventry è una cittadina delle Midlands che possedeva una splendida cattedrale rasa al suolo durante la guerra. «È un luogo di frantumi e rovine», spiega Rachel Cusk. È, soprattutto, un luogo simbolico che sembra incarnare il principio della sospensione dell’incredulità, il principio che sta alla base di ogni narrazione: «sarebbe difficile mandare a Coventry qualcuno che rifiuta di credere di essere lì».

Cusk racconta che quando i suoi genitori hanno smesso di parlarle per un’offesa presunta e mai chiarita, si è ritrovata sola tra le macerie, al freddo, come estromessa dalla sua propria storia – eppure, via via che il silenzio si faceva sempre più spesso, ha cominciato a respirare una sorta di libertà, a cercare in quello stesso silenzio la verità sepolta sotto i detriti della narrazione. E sembra proprio che Cusk, come donna e come scrittrice, abbia scelto di rimanere lì, a Coventry, nel luogo in cui il racconto è finito, per portarci una dolorosa e illuminante testimonianza della realtà.

Tutta l’opera narrativa e saggistica di Rachel Cusk ruota attorno alla ricerca di verità, una verità che è recepibile solo se si è abbastanza coraggiosi da smettere di credere al paradigma narrativo in cui viviamo costantemente immersi per lasciarsi sorprendere dall’orrore del reale. Se con la sua celebre trilogia (i romanzi Resoconto, Transiti e Onori) Cusk è stata in grado di dare al racconto la forma della vita, in Coventry scrive di come la vita stessa assuma la forma del racconto e di quanto possa essere difficile guardare in faccia la realtà quando il racconto è finito.

La prima delle tre parti del volume raccoglie un insieme di scritti che partono dalla biografia dell’autrice per interrogarsi su temi a lei cari: il rapporto tra la sincerità e i paradigmi sociali, il linguaggio come strumento di verità, la coscienza divisa della donna contemporanea. La casa e la famiglia figurano nelle pagine dell’autrice nel doppio ruolo di rifugio e prigione, in un’impossibile conciliazione tra tradizione e radicalismo e quindi, metaforicamente, tra storia e – ancora una volta – verità.

Nella seconda e nella terza parte, Cusk abbandona il genere del memoir per focalizzarsi sull’opera di alcuni artisti e scrittori, ponendo al centro delle sue riflessioni la complessità del rapporto tra produzione artistica ed esistenza. Particolarmente interessanti il saggio intitolato Le sorelle di Shakespeare e quello dedicato a Natalia Ginzburg, che s’interrogano sul significato di una «scrittura femminile», definizione verso la quale sarebbe lecito nutrire una certa ostilità, ma che per Cusk va rivendicata con fermezza perché avere una «letteratura tutta per sé» è oggi più importante che avere «una stanza tutta per sé».

E con la sua voce cristallina e tagliente, con il suo sguardo acuto capace di scardinare i meccanismi più consolidati del vivere sociale, Rachel Cusk ci consegna un’altra coraggiosa testimonianza dalla terra di Coventry, dove la verità – ci dice – fuma sotto le rovine della storia.

“Coventry. Sulla vita, l’arte e la letteratura” di Rachel Cusk

Mirador 26.04.2024, 14:40

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