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Buon compleanno Europa

A sessant’anni dai Trattati di Roma, quale sarà il futuro dell’Unione economica, politica e sociale

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  • 22.03.2017
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Sessant’anni di pace e prosperità. Obiettivo raggiunto. L’imperativo, dopo decine di milioni di morti causato dal secondo conflitto mondiale, era chiaro: basta alle guerre frequenti e sanguinose tra paesi vicini! Prologo di quell’Unione Europea a 28 membri (ma fra poco, con la Brexit, 28 meno 1), furono i sei paesi della Comunità europea del carbone e dell’acciaio: Belgio, Francia, Germania, Italia, Lussemburgo, Paesi Bassi. A quei tempi, regolare un trattato che regolava quei materiali significava impedire il proliferare delle armi e la conseguente devastazione.

Poi,il 25 marzo 1957, martedì pomeriggio in Campidoglio, furono firmati i Trattati di Roma, la prima forma di unione europea. Sono i trattati fondativi, uno dei momenti storici più significativi del processo d’integrazione europea. Un processo, sottolineano gli scettici, dal punto di vista politico ancora tutto in fieri. Anzi, l’Unione a 28 sembra scricchiolare. Un pezzo è già stato perso per strada. Altri venti anti Europa stanno soffiando alimentati dall’anti politica e dal populismo.

Più che per festeggiare, i 60 anni dell’Europa diventano un momento di riflessione. Si sente l’urgenza di un rilancio, di trasformare il mastodonte apparato burocratico e finanziario in un’Europa dei popoli e delle regioni. Di rilanciare le fiducia soprattutto tra le giovani generazioni, di riflettere sul progetto di Europa a due velocità e di interrogarsi sull’Europa divisa su molti temi urgenti, interni e di politica estera. Per evitare che imploda sotto i colpi di parziali interessi dei singoli stati.

E quale Europa, infine, può e deve augurarsi la Svizzera? Quali benefici attendersi, quali rapporti instaurare, in che modo rispondere all’interrogativo ultimo e divergente: scegliere l’adesione all’UE o seguire la via autarchica e solitaria?

Modem ne parla con due opinionisti, l’ex Consigliere agli Stati Dick Marty e il finanziere Tito Tettamanti.
In registrato, un’intervista a Romano Prodi, già presidente della Commissione Europea.

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