La prima puntata del diario di Annick Reiner, a Kathmandu da 10 mesi dove lavora come volontaria per l'ONG Kam For Sud:
Qui è pomeriggio inoltrato, dopo l'ultima scossa delle 13 solo una piccola di assestamento. Sono a Boudhanath, a 5km a nord est di Kathmandu, e vivo in un appartamento fra due monasteri buddisti nella grande comunità tibetana Sherpa e Tamang, ieri avevo comprato della pasta presso un pastificio per fare la zuppa tukpa (specialità tibetana con verdure e carne di bufalino d'acqua).
Oggi ho cucinato pasta al pomodoro per 15 persone accampate alla vicina Lotus guesthouse. Tibetani, monaci e turisti sono accampati nel giardino da ieri pomeriggio, si parlano varie lingue, ci si racconta dell'ultimo trekking. Una famiglia di svizzeri francesi in viaggio per un anno parte per l'aeroporto a piedi. Il loro aereo è domani... partono ora e si accamperanno lungo la Ring road vicino al campo da golf a nord dell'aeroporto. Non sanno cosa li attende... Stamane ho preso la mia bici e nelle strade vuote ho raggiunto il quartiere di Handigaun dove lavoro come arte-terapeuta per l'ONG Kam for Sud.
Il centro diurno Rodec ha retto bene l'impatto, la corte interna, dove aspettavamo una 20 di americani in visita stamane, era un accampamento di nepalesi...vado a visitare la famiglia che lo gestisce, sono assenti da parenti, lascio detto a un vicino che sto bene. Con la bici decido di scendere verso il centro della capitale, verso l'ex residenza reale, ora museo nazionale, Thamel, la zona turistica è insolitamente silenziosa e deserta, sul percorso i segni dei crolli, specialmente le strutture in mattoni, tipico dell'architettura Newar, non hanno retto.
Molta gente a piedi, qualche mucca spaesata mangia dei cartoni. Raggiungo Asan Tole, una delle zone più belle, trafficate e ricche di mercati e artigiani di Kathmandu, lungo la strada osservo la moschea blu crollata verso l'interno. Asan è un deserto, motorini e negozietti schiacciati dal crollo di una casa adiacente, si vede ora il suo interno, un salottino e qualche immagine su carta di Ganesh con i suoi dolci favoriti in mano. Scendo verso Durbar Square. Il centro storico di Kathmandu...
Metà dei suoi monumenti è crollata, il museo ha delle fessure impressionanti, per terra si vedono le travi finemente intagliate con i bassorilievi rappresentanti gli Dei indù, c'è Shiva, Parvati e Hanuman, il Dio con il volto di scimmia. L'esercito e la polizia scavano fra le macerie con mezzi di fortuna...io vedo migliaia di piccioni per terra, non hanno più i tetti dove stare, molti sono morti schiacciati dai crolli così come i nepalesi, qui si dice attorno ai 2000, ovviamente non si sa molto di ciò che è avvenuto nei villaggi. Una grande scultura di granito che rappresenta Garuda si erge dalle macerie intatta. La gente la fotografa come fosse un miracolo. Riprendo la bici, ho sete ma nessun negozio è aperto, esco dal centro e percorro Kantipath, la grande arteria che attraversa Kathmandu da sud a nord, a sinistra c'è Ratna Park diventato una gigantesca tendopoli. Con la mia mountain bike supero facilmente le macerie, è arrivato il sole a Kathmandu, torno nelle strade vuote verso Boudhanath, troverò qualche negozio aperto per mangiare qualche patatina piccante e un succo di litchi, di acqua potabile non ce n'è già più, l'elettricità è assente, le batterie dei miei due cellulari sono vuote, Skype si rifiuta di funzionare, rimane solo la via della mail, il Wifi del mio appartamento è l'unico che funziona nei paraggi e Nepal Telecom non funziona da più di 24 ore. Alla Lotus guesthouse un mio conoscente Tamang, Dorze ha gli occhi che gli tremano, sua nonna materna di 96 anni non è riuscita a uscire di casa in tempo al villaggio. I muri le sono crollati addosso...non c'è stato nulla da fare. Dal villaggio del padre nessuna notizia, le comunicazioni impossibili. Vorrei abbracciarlo ma qui non si fa, rispetto il pudore ma gli accarezzo un braccio quasi furtivamente...
Annick Reiner, ore 15.36 di domenica 26 aprile da Boudhanath, Kathmandu, Nepal