La mattina del 24 aprile 1915 a Istanbul decine di intellettuali armeni vengono prelevati dalle proprie abitazioni dalle autorità ottomane. Lo stesso avviene nei principali centri e nelle campagne dell’Anatolia e della Licia. L’intero altopiano e la costa mediterranea da ovest verso est vengono rastrellati.
Gli armeni maschi vengono concentrati in campi di lavoro e giustiziati in massa. Gli altri sono deportati verso il deserto siriano. Chi non è ucciso sul posto morirà durante le cosiddette “marce della morte”: di stenti e sfinimento.
Due versioni
Una lenta presa di coscienza
Le vittime secondo gli armeni furono un milione e mezzo; mezzo milione sostengono le autorità turche che lamentano pure 500’000 morti dalla propria parte.
Gli armeni accusano i turchi di aver architettato un piano per cancellarli dalle loro terre d’origine; Ankara imputa le morti al Primo conflitto mondiale.
Fu genocidio secondo gli armeni, secondo una ventina di altri paesi che hanno accolto ufficialmente questa tesi, secondo un gran numero di storici e secondo l’opinione pubblica internazionale. La Turchia, sola, nega contro tutti.
Lo stallo prosegue da almeno mezzo secolo.
Un momento dell'anniversario celebrato a Istanbul nel 2014
Da un lato c’è l’attività incessante delle comunità armene sparpagliate nel mondo che permette loro, a torto o a ragione, di guadagnare il sostegno praticamente unanime di chiunque si interessi alla causa armena; dall’altro c’è Ankara che deve continuare a rinforzare le proprie difese di fronte ad un’opinione che è diventata collettiva e globale e che, a cadenza regolare, fa pure breccia tra le autorità di qualche paese, provocando le ire diplomatiche di Ankara.
THE TURKISH INSTITUTE FOR PROGRESS - La lobby turca a Washington
Non sorprende che i primi segnali per un riavvicinamento, dopo il tentativo del 2009 - l’unico - di normalizzare le relazioni tra le autorità di Ankara e Yerevan, sfociato pure quello in una impasse, giungano dall’ex capitale ottomana. Gli armeni di Turchia, una minoranza composta da 70’000 persone, concentrata per lo più a Istanbul, affiancata dalle frange liberali del paese, hanno iniziato un lavoro di risveglio delle coscienze che permette, sia all’opinione pubblica turca, sia alla diaspora armena, di vincere tabù e pregiudizi. Come? Evitando il dibattito sui termini e le definizioni, tenendo ben lontana la politica e dando invece il via ad incontri che pongono al centro il contatto umano: turchi, armeni e turchi-armeni seduti intorno a un tavolo per una sorta di terapia di gruppo.
Pochi coraggiosi da una decina di anni hanno dato il via ad un processo lento e doloroso, che non fa sconti a nessuno ma che forse, proprio per la sua natura sincera, ha trovato terreno fertile: in Turchia, dove da una decina di anni si è iniziato, seppur timidamente, a rendersi conto che i massacri del 1915 pesano sulla coscienza del paese; e nella diaspora armena, dove qualcuno, con molta fatica, ha cominciato a vincere diffidenze e pregiudizi nei confronti dei turchi (compresi quelli armeni).
Molti di questi armeni, tra i tanti eventi che si terranno in tutto il mondo, il principale dei quali a Yerevan, hanno scelto di commemorare proprio a Istanbul la “Grande Tragedia”, senza fare sconti, senza aver paura di affermare la loro verità nel cuore della Turchia, venerdì 24 aprile, sulla piazza di Taksim, nella città dove, esattamente un secolo fa, iniziò una delle pagine più buie della storia moderna.
Nei prossimi tre giorni seguiremo l'evento in questo spazio con cronaca e approfondimenti dalle rive del Bosforo.
Alessandro Broggini
Dal TG20:
22.04.2015: Le vittime del genocidio armeno
RSI Info 22.04.2015, 21:10
RG 18.30 del 24.04.2015 - Alessandro Broggini in diretta da Piazza Taksim a Istanbul
RSI Info 24.04.2015, 20:51
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RG 12.30 del 24.04.2015 - Il reportage da Istanbul di Alessandro Broggini
RSI Info 24.04.2015, 14:30
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