Il licenziamento da parte di una azienda di Basilea Campagna di sei frontalieri che non avevano accettato una riduzione del loro stipendio motivata con il rafforzamento del franco è stato abusivo: lo ha stabilito il tribunale cantonale di Basilea Campagna, che ha oggi confermato il giudizio già espresso in prima istanza, il 31 gennaio scorso, dalla corte distrettuale di Arlesheim (BL).
Discriminati rispetto agli svizzeri
Secondo la maggioranza dei giudici di secondo grado la rescissione del contratto viola il codice delle obbligazioni, perché i dipendenti hanno fatto valere in buona fede pretese derivanti dal rapporto di lavoro, nonché l'accordo di libera circolazione delle persone fra Svizzera e UE.
Per il tribunale si è trattato di una discriminazione dei lavoratori residenti all'estero in rapporto a quelli che vivono nella Confederazione.
Crisi e franco forte non giustificano la riduzione del salario
La vicenda, osservata con interesse anche nel resto della Svizzera, ha preso avvio nell'estate 2010, quando l'azienda aveva proposto ai suoi 120 lavoratori provenienti da oltre confine un taglio del 6% delle retribuzioni a causa della forza della franco.
Sei dipendenti che non avevano accettato la riduzione in busta paga erano stati licenziati: nel contempo era stato proposto loro un nuovo contratto sulla base di rimunerazioni ridotte.
In prima istanza l'impresa era stata condannata a versare sei mensilità ai ricorrenti. L'azienda aveva però presentato ricorso: nell'ottobre scorsa l'udienza di conciliazione si era conclusa con un nulla di fatto e oggi è giunta la sentenza. Resta ora da vedere se il caso, destinato a fare giurisprudenza, sarà sottoposto al Tribunale federale.