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Brexit sì o Brexit no? (8)

Hannah Phillips, receptionist, non solo è preoccupata, ma pronta a lasciare il Regno se vincerà il fronte del sì

  • 28 aprile 2016, 08:05
  • 7 giugno 2023, 19:30
02:50

Hannah Phillips che se ne potrebbe andare - di Lorenzo Amuso

RSI Info 28.04.2016, 16:18

Per i sostenitori della Brexit si tratta di inaccettabili invasioni di campo. Mentre Hannah Phillips li considera come consigli preoccupati di amici. Incoerente, paradossale, ipocrita. Sono solo alcuni degli epiteti rivolti a Barack Obama, reo di essersi schierato apertamente contro la Brexit. Nella sua ultima visita in Europa da presidente degli Stati Uniti, Obama è stato netto ed esplicito come mai a proposito della permanenza del Regno Unito nell’Unione. Sfidando gli equilibrismi della diplomazia internazionale, sfiorando i confini dell’indebita ingerenza nella campagna referendaria, ha illustrato perché è nell’interesse di Londra evitare il divorzio da Bruxelles. Per ragioni economiche e di sicurezza, ma soprattutto di rilevanza politica a livello globale: da solo il Regno conterebbe di meno.

Merkel preoccupata

Obama è solo l’ultimo leader internazionale ad aver voluto entrare nel merito del referendum del 23 giugno. Un coro compatto e intonato per persuadere gli indecisi a votare per evitare lo strappo. Che rappresenterebbe un danno non solo per il Regno, ma per tutto il Continente, con ripercussioni (prevalentemente) economiche anche al di là dell’oceano. Nella sua perorazione Angela Merkel aveva sottolineato l’emergenza immigrazione, temendo danni anche per Berlino, una volta privata della sponda britannica. Se erano prevedibili gli appelli all’unità da parte dei vertici delle istituzioni europee - da Jean-Claude Juncker a Donald Tusk -, meno scontato è stato l’allarme lanciato la scorsa settimana dal Fondo Monetario Internazionale (FMI). Evidenziando un contesto politico-economico sempre più incerto, l’FMI ha tagliato le stime di crescita europea. “L’uscita del Regno Unito dalla UE provocherebbe gravi danni regionali e global”, ha spiegato il capo economista Maurice Obstfeld.

Johnson razzista

Le dichiarazioni dei leader mondiali hanno scatenato la scomposta reazione dei sostenitori della Brexit. Il sindaco di Londra ha replicato all’endorsement di Obama con parole dai toni vagamente razzisti (“È un presidente mezzo keniano, per forza è contro l’Impero britannico”), e più in generale accusando il Premier David Cameron di questuare appoggi anti-Brexit in giro per il mondo. Altrettanto velenoso il leader UKIP Nigel Farage: “E’ il peggior nemico del Regno Unito”. Una collisione inevitabile. D’altronde chi perora la via britannica non può che affidarsi all’orgoglio nazionalista, esaltando quell’incantevole isolamento in cui è immersa l’isola di Winston Churchill.

Lorenzo Amuso

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