La rotta dei Balcani, scelta da 850'000 migranti nel 2015 e da centinaia ogni giorno anche in questo inizio di 2016, è praticamente chiusa dalla mezzanotte. La Slovenia ha infatti ripristinato i controlli alla frontiera con la Croazia e consente ormai l'ingresso solo agli stranieri in possesso di documenti validi per accedere allo spazio di Schengen, a coloro che intendono richiedere la protezione internazionale e a chi necessita di assistenza umanitaria.
Il premier sloveno Miro Cerar
"Il vertice con la Turchia ha lanciato un chiaro messaggio ai trafficanti di uomini", ha spiegato il
premier Miro Cerar, giustificando la decisione. Il summit si era tuttavia concluso con un nulla di fatto, perché Bruxelles dovrà studiare le nuove richieste di Ankara.
Poco dopo Lubiana, anche la Serbia, che non fa parte dell'UE, ha deciso di adeguarsi, sbarrando il passaggio alle frontiere con Macedonia e Bulgaria. "Non vogliamo trasformarci in un campo profughi", ha fatto sapere il Ministero dell'interno di Belgrado. Un passo analogo è stato compiuto anche dalla Croazia, che fa parte dell'Unione ma non dello spazio Schengen, e poi dalla Macedonia. In Ungheria, il premier Orban ha decretato lo stato di crisi e mobilitato nuove forze per sorvegliare i confini.
Dal TG20:
Dal TG12.30:
RG 08.00 del 09.03.2016 Il servizio di Anna Valenti
RSI Info 09.03.2016, 09:16
Contenuto audio
RG 12.30 del 9.3.2016 - Il servizio di Claudio Bustaffa
RSI Info 09.03.2016, 13:46
Contenuto audio