La Lega di Matteo Salvini e il centrodestra italiano gridano all’invasione. I numeri dei migranti che cercano di raggiungere via mare le coste italiane sono impressionanti e lo sono ancor di più quelli di chi è morto tentando la traversata. Ma la maggioranza di chi vuole raggiungere il Vecchio Continente non arriva sulle carrette dei mari e l’Italia la lambisce appena: sono infatti le rotte terrestri quelle più frequentate. Fra queste quella balcanica occidentale fa la parte del leone.
La rotta balcanica occidentale - I dati ufficiali di Frontex, l’agenzia europea per il controllo delle frontiere, parlano chiaro: nei primi tre mesi del 2015 sono stati 32'000 coloro che hanno varcato i confini dell'Unione europea attraversando i Balcani, a fronte degli oltre 10'000 che hanno scelto di passare dal Mediterraneo centrale.
Le vie della migrazione
Sono due i flussi principali che seguono questa rotta. Quello di chi proviene dagli stessi paesi dell’ovest dei Balcani (da gennaio a marzo sono stati fermati alla frontiera con l’Ungheria ben 22'000 kosovari) e quello di chi proviene dall’Asia e valica le frontiere fra Bulgaria e Turchia e Grecia e Turchia. Si tratta prevalentemente di afghani (4'000) e siriani (2'700), ma anche iracheni, somali e pachistani che fuggono dalla guerra o dalla povertà. Persone che una volta raggiunta la Serbia, paese cerniera con l’UE, cercano di arrivare in Ungheria, dove depositare una domanda di asilo. Pochissimi rimangono in Ungheria, ancora meno in Serbia: lo scopo dei più è raggiungere i famigliari nel Centro e Nord Europa. E il viaggio non è certo una passeggiata.
Attraversamenti illegali lungo la rotta balcanica occidentale
Uno sforzo sovraumano - “Chi sceglie questa via deve percorrere migliaia di chilometri a piedi e quando arriva a destinazione è stremato”, ci spiega
Stephan Moissaing, capo di una missione di
Medici Senza Frontiere in Serbia. Il viaggio è estremamente duro, soprattutto d’inverno quando le temperature scendono sotto lo zero ed i migranti irregolari devono bivaccare nei boschi o dormire in rifugi di fortuna per non farsi arrestare. “Le autorità serbe – aggiunge Moissaing – fanno uno sforzo per accogliere i clandestini ma il loro numero è drammaticamente aumentato. I centri di accoglienza sono sovraffollati. La Serbia non è attrezzato per far fronte da sola ad una simile emergenza".
(ASCOLTA LA TESTIMONIANZA DI STEPHAN MOISSAING)
Il corridoio svizzero - La Svizzera, conferma il servizio di coordinazione contro la tratta di esseri umani e il traffico di migranti, è un importante paese di transito e di destinazione del traffico organizzato di migranti irregolari. La maggior parte dei clandestini arriva seguendo proprio la rotta balcanica ed attraversa i confini della Confederazione passando essenzialmente dalla regione di Ginevra e dal Ticino, cantone quest'ultimo dove è stato riscontrato il maggior numero di clandestini: 7'300, la metà del totale elvetico.
Una questione di tempo, contatti e denaro – Per controllare i flussi migratori la Bulgaria ha costruito centinaia di chilometri di muri e recinzioni. L’Ungheria vorrebbe fare altrettanto. "Le fortificazioni non servono – afferma però Stephan Moissaing – queste persone fuggono la guerra e la miseria e sono pronte a tutto. Costruire muri e presidiare le frontiere le costringerà solamente a intraprendere percorsi più lunghi e pericolosi. Serve invece che l’intero continente europeo dia una risposta profonda e concertata al fenomeno”.
Arrivare in Europa è solo una questione di tempo, contatti giusti e denaro da dare ai trafficanti. L’intero attraversamento dei Balcani può costare fino 7'000 euro e durare mesi, se non addirittura anni. Ma viaggiando via terra o via mare una cosa rimane la stessa: dove ci sono frontiere da attraversare fiorisce il business del traffico di esseri umani. Un traffico che rende milioni di euro. Milioni guadagnati sulle spalle di chi spesso cerca una sola cosa: un futuro migliore.
Ludovico Camposampiero
Dall'archivio RSI