La Francia blocca i migranti e sigilla il suo confine a Ventimiglia. La Germania lo riapre dopo la sospensione temporanea di Schengen per il G-7 dei giorni scorsi. L’Italia alza – inutilmente – la voce con l’UE. La Svizzera decide di accogliere 3.000 siriani ma intanto blocca i migranti ai valichi di frontiera, come l’Austria. Il continente annaspa e continua a chiamare “emergenza” quello che è un fenomeno strutturale. E inarrestabile, finché non si risolveranno le cause della fuga.
Le considerazioni di Emiliano Bos, della redazione Esteri radio
La beffa dei trent’anni. Il 14 giugno 1985 si firmavano gli Accordi di Schengen. Il 14 giugno 2015 l’Europa torna a perdere la faccia sulla sua “libera circolazione” interna. Oltre 1,25 miliardi di persone ogni anno viaggiano liberamente all’interno dei confini del Vecchio Continente, annuncia in tono pomposo la Commissione di Bruxelles. Bene. Ma intanto al confine tra Italia e Francia vanno in onda le immagini già viste nel 2011, durante la crisi libica. Come allora, di nuovo la gendarmerie blocca i migranti diretti verso il Nord Europa. Moltissimi sono siriani, che non hanno alcuna intenzione di fermarsi nella patria dei Diritti Umani.
Sono in fuga da una guerra che non accenna a fermarsi. Per capire cosa sta accadendo in Siria bisogna andare a cercarsi le notizie. Il cosiddetto "main stream" si scorda facilmente della tragedia siriana. Basterebbe dare un’occhiata – subito, mentre si leggono queste righe - al sito reliefweb.int.
Disperazione
Le cifre sono impressionanti. 12,2 milioni di siriani (cioè esseri umani col passaporto siriano) si trovano in condizioni di urgente bisogno.
Oltre 7,5 milioni sono sfollati interni, cioè esseri umani costretti a scappare dalle proprie case in zone della Siria dove Isis, ribelli e la galassia di gruppi jihadisti combattono, e dove gli elicotteri militari del regime di Bashar al-Assad sganciano a caso i maledetti barili-bomba su aree residenziali. E ancora, quasi 4 milioni di rifugiati siriani sono all’estero: cioè esseri umani con passaporto siriano scappati oltreconfine.
La Siria è oggi forse il caso più clamoroso, di fronte al quale i respingimenti alla frontiera italo-elvetica tra Domodossola e Brig operati dalla Guardie di confine svizzere non possono che essere considerati per quello che sono. Cioè una palese violazione del diritto internazionale, malgrado il voto del 9 febbraio.
In Macedonia
Non si scappa solo dalla Siria
Non si scappa solo dalla Siria. Ma anche dalla dittatura in Eritrea, dalle violazioni in Somalia, dagli assalti di Boko Haram in Nigeria, dalle crisi in altri paesi.
Il rumore delle polemiche dell’Europa stride col silenzio di chi fugge dalla guerra o dalle persecuzioni camminando. Proprio come accade nei Balcani. A migliaia solcano ogni giorno la rotta balcanica. Senza fragore. Ma è molto meno raccontata rispetto al Mediterraneo e ai suoi oltre 1800 morti nel 2015.
Non solo numeri. I volti di chi fugge ci passano accanto. A Chiasso come in Stazione Centrale a Milano. Dove i milanesi sembrano del tutto indifferenti ai proclami di Roberto Maroni, che vorrebbe tagliare fondi ai comuni che accolgono profughi. E in barba al governatore lombardo, portano cibo e vestiti sul mezzanino accanto ai binari, mentre i volontari smistano i profughi verso i centri di accoglienza predisposti dalle associazioni e dal Comune di Milano.
I numeri, ancora una volta. L’UE ha proposto di ridistribuire 24.000 profughi in arrivo da Siria ed Eritrea. Sì, 24.000. “È quasi una provocazione” ha detto Renzi (quello che voleva bombardare i barconi, ma forse era solo un tweet). Stavolta è difficile dare torto al premier italiano. Appena a sud del Mediterraneo, il Libano ospita oltre 1,2 milioni di rifugiati siriani. E la Turchia 1,8 milioni. Certo, sono esseri umani prima che numeri. L’UE – forse – non solo ha smarrito il senso di umanità. Ma forse non sa più nemmeno fare i conti.
Dal TG20:
RG delle 18.30 del 15/06/2015; le considerazioni di Emiliano Bos
RSI Info 15.06.2015, 20:46
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