"Che flagello le piccole patrie", si lamentava già ottant'anni fa il grande scrittore scozzese Lewis Gibson. E oggi la maggioranza dei suoi concittadini gli dà dunque ragione. La Scozia rimane parte del Regno Unito, e il Regno Unito si salva da una scissione che l'avrebbe snaturata e notevolmente indebolita, economicamente e politicamente. "The Re-united Kingdom", annuncia stamane il bel titolo del londinese "The Indipendent".
Al di là delle motivazioni affettive, il 55% dei "no" all'abbandono della famiglia britannica è il risultato di due fattori. Il primo, su cui hanno ovviamente insistito gli unionisti del "Better Toghether", è stata la paura di un balzo nell'ignoto. Il leader nazionalista Alex Salmond - con un programma troppo vago - non è riuscito a convincere la maggioranza dei votanti sugli ipotetici benefici economici dell'indipendenza. Insomma, il petrolio non basta. La seconda e forse principale ragione sta nelle promesse fatte da Londra per arginare la l'ondata nazionalista. E' la cosiddetta "devolution-max": il massimo di autonomia, dalla fiscalità alla sanità al welfare, che va aggiungersi a una quota di autogestione di cui la Scozia già beneficia. "Fra devolution-max e indipendenza, non si capisce bene dove stia la differenza", ha scritto Simon Jenkins, influente editorialista del "Guardian" e dell' "Evening Standard". E così devono aver pensato alla fine molti votanti indecisi.
Partita chiusa, dunque? Non proprio. Anzi, i problemi non mancheranno per David Cameron, il premier che tira un sospiro di sollievo (insieme all'UE che temeva il contagio della spinta nazionalista), ma che ora deve affrontare la difficile, delicatissima gestione di questa vittoria. In effetti, confermare e varare le promesse fatte (sottoscritte dai leader dei principali partiti), significherebbe provocare la destra inglese già in rivolta, suscitare forti aspettative autonomiste anche nelle altre componenti del Regno Unito (inglesi, gallesi, nord-irlandesi), e quindi innescare quello che potrebbe diventare un vero e proprio terremoto costituzionale.
Rimettere nel cassetto quanto promesso per agguantare questa vittoria fornirebbe nuovo carburante allo Scottish National Party, che ha ottenuto un risultato non irrilevante. Salmond ha immediatamente ricordato a Londra le promesse fatte, e Cameron ha subito ribadito che la "devolution" ci sarà. Ma tutti sanno che non potrà limitarsi alla Scozia. Così, al di là dell'odierno verdetto , il referendum scozzese apre una sorta di vaso di Pandora sul futuro di un Regno Unito che comunque non potrebbe più essere quella degli ultimi tre secoli.
Aldo Sofia
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