Vengo a Samos da cinque anni, ma le isole greche sono il mio punto di riferimento per l'estate da almeno cinque lustri. Patria di Aristarco, Epicuro e probabilmente anche di Pitagora, Samos si trova nell'Egeo settentrionale ed i suoi abitanti non arrivano a 40'000.
Ha spiagge di ciottoli bianchi e acque cristalline e dista poche centinaia di metri dalla coste turche. E proprio quel mare turchese che attira ogni anno turisti da tutto il mondo, negli ultimi giorni è diventato la via della speranza per migliaia di profughi siriani, che, a bordo di imbarcazioni di fortuna, si lasciano alle spalle, oltre a tutti i loro beni, la guerra civile, con la sua distruzione, le bombe, le persecuzioni, le stragi.
Partendo dalla Turchia, approdano sulle coste greche, inseguendo il sogno di una vita migliore.
Tre-quattro barconi al giorno
La Guardia costiera mi dice che accolgono da tre a quattro barconi ogni giorno: "non dobbiamo continuare a fingere di non accorgerci dell'emergenza umanitaria: stanno succedendo delle cose che non possiamo più nascondere. Il problema non è solo greco, francese o italiano: riguarda tutta l'Europa!".
Quotidianamente arrivano da 300 a 500 profughi, ci racconta Sahib Mejad, che ho incontrato al porto di Samos, dove è in attesa, insieme a tantissimi suoi connazionali, di imbarcarsi, così gli è stato detto, per Atene.
Ognuno si arrangia come può
"Scappiamo dai soprusi, dalla guerra civile"
"Scappiamo dai soprusi di Bashar-al-Assad, il leader di fede musulmana alawita, che controlla un paese a maggioranza sunnita - racconta -. Scappiamo dalla guerra civile che ha distrutto il nostro paese e ucciso le nostre speranze. Per arrivare qui ognuno ha speso 1'200 dollari ma non sa dirmi chi siano i leader di questa organizzazione di scafisti. Nella traversata di ieri (mercoledì) un bambino di 2 anni ha perso la vita".
Siccome il mare li porta un po' ovunque, li si incontrano camminare ordinatamente in fila per le strade dell'isola, tutti diretti al porto di Samos: le donne velate, i bambini a mano o in braccio ai genitori, stanchi, con l'unico fardello dei vestiti che indossano, ma con gli occhi pieni di speranza. Camminano a fianco dei turisti distratti, curiosi, stupiti, impietositi e talvolta persino infastiditi.
I greci li accolgono con grande umanità e generosità, nonostante la ben nota crisi che li attanaglia.
Nessun centro di accoglienza
Qui non esiste un vero e proprio centro di accoglienza: non ci sono strutture in grado di far fronte al flusso sempre più importante di profughi, provenienti, oltre che dalla Siria, anche da Iraq, Afghanistan e dai paesi dell'Africa subsahariana.
Finora i migranti approdati sulle coste europee attraverso il Mediterraneo sono circa 265'000: di questi 160'000 sono arrivati sulle coste greche.
Coste greche che, solo la scorsa settimana, hanno visto arrivare 21'000 persone in cerca di una vita migliore.
Valeria Bruni