La Germania è pronta a inviare armi in Iraq destinate ai peshmerga per contrastare l’avanzata dello Stato Islamico. La decisione è stata presa da Berlino mercoledì. Il Parlamento affronterà la questione la prossima settimana, accompagnato dai primi dubbi sollevati sia da una parte della politica non interventista sia da una parte dell’opinione pubblica.
“La scelta adottata dal Governo tedesco”, ci spiega Gabriele D’Ottavio ricercatore presso l’Istituto storico italo-germanico di Trento e professore di Storia europea e internazionale nella medesima città da noi contattato telefonicamente (ascolta l’intervista), “è la conferma che il paese sta ripensando al suo modello di potenza civile, ha una nuova consapevolezza sul proprio ruolo internazionale e sugli oneri che ne derivano”.
La cancelliera tedesca Angela Merkel: "Nessun intervento diretto"
Dal 1945 la Germania ha optato per essere una potenza che “lavora per civilizzare puntando sul principio della politica prima della forza”. Con la fine della Guerra Fredda questo modello si è però rivelato non sempre perseguibile (vedi interventi in Bosnia e in Afghanistan). Ancora meno attuabile ora, dal momento che il paese si presenta come nazione guida in Europa. Deve quindi scendere a compromessi e lasciare da parte la linea dura.
“Gli interessi in gioco, oltre che economici, sono soprattutto politici: davanti all’avanzata degli estremisti islamici (considerati una vera e propria minaccia anche per l’Unione Europea, nda) “Berlino non può chiudere gli occhi”.
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Alessandra Spataro