Il Centro di ricerca di Ispra gestito dalla Commissione Europea è situato in un'immensa area verde. Per accedervi sono necessari documenti di identità e un invito. Superati i controlli ci si trova in un luogo dove scienziati e ricercatori internazionali fanno studi che spaziano dalla tutela ambientale alla realizzazione di materiali che vengono usati per la costruzione di muri antisismici, ma non solo: curiosità, viene pure seguita una particolare specie di rana che vive in un stagno creato appositamente per lei.
I tempi della sperimentazione nucleare sono ormai lontani. I due reattori (Ispra-1 ed ESSOR) sono spenti da oltre 30 anni. In eredità però rimangono pur sempre le scorie bassamente radioattive prodotte dalla fine degli anni Sessanta e ora custoditi in un vecchio deposito, chiamato Area 40. Poco lontano dal 2013 si trova quello nuovo chiamato, Area 41. Già il numero parla di un'evoluzione: più grande, più sicuro, costruito con le nuove tecniche. Potrà contenere anche tutto il materiale prodotto dallo smantellamento dei due reattori, ancora in piedi all'interno del centro.
Siamo stati a visitarlo dopo che a inizio giugno a causa di un errato articolo del Sole 24 Ore era nato il timore che in verità in questo deposito sarebbero finite anche scorie di altri paesi, che magari sarebbero passate via treno in Svizzera. Oppure che presto, si sarebbe trasformato nel Deposito nazionale italiano dove dovrebbero confluire tutti i rifiuti radioattivi del paese. Niente di tutto questo. Guardate il reportage.
Alessandra Spataro