Giuliano Regeni — lo studente italiano trovato morto il 25 gennaio in un fosso alla periferia del Cairo (vedi articoli correlati) dopo che per giorni non si avevano più sue notizie — sarebbe stato fermato e portato via dalla polizia egiziana, che l'avrebbe scambiato per una spia: sul telefono, infatti, aveva alcuni contatti di movimenti antigovernativi.
La rivelazione è del New York Times, che cita tre funzionari della sicurezza coinvolti nelle indagini. Ma non solo: anche l'agenzia Reuters, sabato sera, ha confermato come il documento dell'autopsia parli di sette costole rotte e segni di scosse elettriche sui genitali.
Gli attivisti accusano le autorità di aver innalzato il livello di violenza e intolleranza, mentre il presidente egiziano Abdel Fattah Al Sisi — sempre oggi, sabato — ha presentato il suo paese come "democratico": dopo quattro anni di leggi per decreto, ha trasferito il potere legislativo al Parlamento "una scelta di libertà che rifiuta il fondamentalismo islamista".
Reuters/px